2009-09-27
DUE INESTIMABILI TESORI sono tornati a risplendere nel Santuario di Madonna di Tirano, il centro religioso della Valtellina. Questo il tema dell’incontro tenutosi in sala Beato Mario e che ha coinvolto oltre a monsignor Aldo Passerini rettore del Santuario e Bruno Ciapponi Landi, assessore alla Cultura, anche la soprintendente ai beni culturali che ha seguito gli interventi, Cecilia Ghibaudi, ed il restauratore Franco Blumer che si è preso cura dell’Arcangelo Michele che sovrasta il coro della Basilica e l’altar maggiore. L’evento rientra nelle Giornate Europee «Italia Tesoro d’Europa» con la collaborazione dei beni e delle attività culturali. Il bellissimo trittico che rappresenta Maria col bambino, Santa Perpetua e San Remigio, è stato il primo ad essere trattato: originariamente collocato nella millenaria chiesetta sulla rupe a strapiombo sul tempio mariano, è stato oggetto di un attento intervento che lo ha liberato da malriuscite pennellate che avevano tolto ogni segno originale all’opera. L’ultimo restauro, effettuato nel 1910, aveva stravolto completamente i visi e gli abiti dei santi e della Madonna. «La restauratrice – così Ghibaudi – ha dovuto procedere con molta cautela ma quello che ha trovato sotto le ridipinture è stata un’opera di valore in parte dorata con oro zecchino e con colori curati, un incarnato vivace. Le statue di S. Perpetua e S. Remigio possono essere datate attorno agli ultimi decenni del ‘400 mentre la Madonna col bambino alla meta del XVI secolo, alcune parti della cassa potrebbero essere del 1561 come scritto sul retro, mentre le ante laterali potrebbero essere assai più moderne». «L’opera – ha dichiarato alcuni giorni fa la restauratrice Letizia Greppi – oltre al cattivo stato di conservazione, presentava dei rimaneggiamenti e gravi alterazioni in uso nei secoli precedenti per ravvivare i colori che, talvolta invece erano, come purtroppo in questo caso, atti vandalici di chi, non avendo capito l’importanza di un’opera la rimette a nuovo alla sua maniera». Anche la statua dell’Arcangelo Michele è tornata in Santuario. In rame sbalzato, cesellato, argentato e parzialmente dorato venne realizzata nel 1759 da un anonimo orefice di Morbegno. L’intervento di restauro, su commissione della Rettoria del Santuario e’ stato eseguito da Franco Blumer. «La statua di San Michele – dice Blumer – rappresenta un giovane uomo alato che indossa un’armatura; la tecnica costruttiva del manufatto a tutto tondo consiste nella modellazione a martello degli elementi costruttivi». Entrambe le opere sono visibili in Santuario, in particolare il San Michele è posizionato, ancora per alcuni giorni sull’altare di Sant’Anna, un’occasione par ammirarlo da vicino prima che venga ricollocato sul fondo dell’abside per completare il monumentale complesso.
Luca Pelizzi