Omicidio missionario lecchese, un arresto. Il nipote: "Ha pagato l’aiuto alle tribù"

Fausto Tentorio fu assassinato a ottobre del 2011 ad Arakan nelle Filippine. Catturato uno dei mandanti

A destra, padre Tentorio

A destra, padre Tentorio

"Purtroppo nessun giudice, nessun processo e nessuna eventuale condanna ci restituiranno mio zio. Spero solo che l’arresto a dieci anni di distanza di uno dei mandanti del suo assassinio possa servire per aiutare i “suoi“ Manobo". Sono le parole di Andrea Tentorio, nipote di padre Fausto, il missionario del Pime che all’età di 59 anni il 17 ottobre 2011 è stato assassinato fuori dalla sua parrocchia di Arakan nelle Filippine, dopo la notizia della cattura di uno dei principali indiziati del delitto. Lui è anche il presidente dell’associazione “Non dimentichiamo padre Fausto“, fondata per raccogliere il testimone del religioso santese e realizzarne i progetti a favore dei tribali che ha difeso a prezzo della sua stessa vita dalle mire di latifondisti, politici corrotti e sfruttatori minerari spalleggiati da soldati e paramilitari.

"Certo, se effettivamente si riuscisse a scoprire la verità grazie alla cattura di uno dei principali mandanti dell’uccisione di mio zio sarei contento", aggiunge senza sbilanciarsi troppo, poiché la situazione nelle Filippine non è affatto semplice per i missionari cattolici e non vorrebbe quindi comprometterla ulteriormente. "Spero che l’arresto del 66enne Ricardo Boryo Dorado permetta finalmente di arrivare a un processo per la morte di tatay Pops", auspica invece apertamente padre Peter Geremia, 82 anni, confratello e amico del missionario ucciso di cui ha preso il posto e che continua a lottare come un leone affinché i colpevoli vengano individuati tutti, perché significherebbe smantellare un sistema di sopraffazione verso i più poveri e deboli. Padre Fausto, ormai sembra assodato, è stato infatti liquidato perché ritenuto un prete scomodo e pericoloso in quanto sosteneva i tribali Manobo prevalentemente musulmani da chi vuole rubare loro la terra.

Alla sbarra dovrebbero finire anche i fratelli Jimmy e Robert Ato, ritenuti i killer ed esecutori materiali dell’agguato, Jan Corbala che è uno dei comandanti del 57esimo battaglione di stanza a Makilala e che è pure a capo del gruppo paramilitare “Bagani“ e altre tre membri della sua unità: Kaing Labi, Hoseph Basol ed Edgar Enoc, tutti soldati regolari. "Padre fausto Tentorio è stato assassinato a tradimento approfittando della forza superiore, con l’aiuto di uomini armati e con evidente premeditazione – si legge negli atti d’inchiesta -. L’uccisione era stata pianificata il 10 ottobre. Hanno sparato alla vittima indifesa con una pistola calibro 9mm, colpendola più volte alla testa, al busto ed in diverse parti del corpo". Insomma una vera e propria esecuzione su cui adesso saranno chiamati a fare piena luce i giudici Filippini.