Valanga a Livigno, l'amico sopravvissuto: "Ho visto morire Ale, io sono stato graziato"

Il racconto del 21enne di Breno che dopo la valanga ha cercato di salvare Alessandro Piali. Il soccorritore: "Sui social brutto fenomeno"

La vittima Alessandro Piali

La vittima Alessandro Piali

Livigno, 7 febbraio 2022 - "Eravamo insieme, lui con la tavola da snowboard e io con gli sci larghi, entrambi attrezzati per il fuoripista. A un certo punto, in quel grande canale innevato, ho visto staccarsi la valanga. Allora ho gridato ad Alessandro di allontanarsi e lui, che mi ha sentito, ha provato a scappare. Ma non è riuscito a farlo in tempo. Si trovava nella traiettoria della slavina ed è stato investito in pieno, in una manciata di secondi. Io ero 20 metri più indietro e sono stato graziato...". Il giorno dopo la tragedia di Livigno, dove ha perso la vita il 23enne Alessandro Piali di Breno, paese del Bresciano, operaio alla sede di Cerveno della “Riva Acciai” dopo il diploma all’Itis, parla l’amico ventunenne che era con lui e che si è salvato, primo a cercare di estrarre la vittima dall’enorme massa di neve. Ma rimasto sotto la coltre bianca per un imprecisato numero di minuti. Troppi, per non morire. "Ci conoscevamo da sempre, Ale e io - racconta l’amico del cuore, Giovanni Medeghini, ancora sconvolto per quanto accaduto - e da qualche anno andavamo insieme in montagna. Io ho iniziato subito a scavare con la pala. L’allarme ai soccorsi, invece, è stato lanciato da alcuni turisti che hanno sentito le mie urla mentre sciavano nella vicina pista. I soccorsi ? Sono giunti sul posto nei tempi in cui era previsto potessero arrivare, poi in quei terribili momenti non sono stato neppure in grado di calcolare con precisione quanto abbiano impiegato. Io continuavo soltanto a scavare, per cercare di salvare Ale". "Avrei dovuto esserci anche io - aggiunge Vittorio Pelamatti, anche lui residente in Valcamonica -. Spesso eravamo noi tre. Ma all’ultimo momento ho deciso di non seguire i miei due amici nella gita in Valtellina. Chissà, forse è stata la mia salvezza. Sarebbe potuto toccare a me quel terribile destino". Intanto il sindaco del centro camuno, Alessandro Panteghini, a nome dell’intera comunità esprime la grande vicinanza a mamma Cinzia, insegnante, e a papà Vittorio, meccanico, per la perdita del loro unico figlio nell’incidente in Val del Canton. Il funerale è domani alle 15 a Breno.

Gli uomini del Soccorso Alpino e i militari del Sagf della Guardia di Finanza di Bormio, quando avevano estratto il bresciano dall’alto cumulo di neve che lo aveva investito si erano subito resi conto delle condizioni assai critiche. E, poche ore dopo, il giovane ha cessato di vivere nell’ospedale di Bergamo. "Sui social si diffonde il fenomeno di farsi vanto delle performance nelle zone ad alto rischio - dichiara Valerio Rebai, 62 anni, responsabile del Soccorso Alpino della VII Delegazione di Valtellina e Valchiavenna -. Chi i protagonisti ? Generalmente sono giovani. Ma non solo. Postano immagini e video che riprendono le valanghe mentre scendono. A noi compete solo di intervenire nel modo più efficace possibile dopo la segnalazione dell’incidente". Una prassi, il farsi pubblicità attraverso questi “giochi folli”, che desta allarme e sconcerto negli esperti dei soccorsi in montagna. "Facciamo anche attività di prevenzione andando a parlare nelle scuole - aggiunge Rebai - e facendo divulgazione al di fuori degli istituti scolastici con l’iniziativa “Sicuri in montagna” per diffondere la cultura del muoversi in sicurezza in montagna. Per legge chi va ad effettuare certe escursioni sulla neve deve essere dotato di pala, sonda e apparecchio Artva, ma poi se ti butti in un canale in condizioni di alto pericolo in fuoripista i rischi per la vita sono alti. Come se corri in auto a 200 km all’ora le possibilità di schiantarti sono elevate. Il nostro ruolo, sui monti, è unicamente tecnico-sanitario, mentre quello dei militari del Sagf che ci affiancano, nelle uscite, è tecnico-giudiziario. Se ci sono responsabili negli eventi valanghivi possono esserci, per loro, conseguenze non solo di natura sanzionatoria, ma pure penali".