Villa di Chiavenna, riappare la lince nei Grigioni: i lupi sono una cinquantina

Potrebbe costituire un pericolo per gli animali selvatici e di allevamento

Lince dei Grigioni

Lince dei Grigioni

Villa di Chiavenna (Sondrio) - La lince ritorna in Val Bregaglia e, insieme ai lupi, potrebbe costituire un pericolo per gli animali selvatici e di allevamento. Nella vallata svizzera, confinante con la Valchiavenna, nei giorni scorsi è stato avvistato uno splendido esemplare di lince euroasiatica, un carnivoro della famiglia dei felidi che può raggiungere anche i 60 centimetri di altezza e pesare fino a 25 chilogrammi, introdotta per la prima volta in Svizzera nel 1971. Ma non è una novità assoluta perché già nel 2006 in Val Bregaglia se ne era segnalata la presenza.

Ma negli ultimi anni se ne erano perse le tracce. Nei giorni scorsi, invece, c’è stato un avvistamento che è poi stato confermato ufficialmente anche sul sito cantonale dedicato ai grandi predatori presenti sul territorio. E così dopo l’orso e i lupi è arrivato anche il felino selvatico più grande presente nel Vecchio Continente, una sorta di "gattone" assolutamente innocuo per l’uomo, assai solitario e quindi difficilissimo da avvistare e da fotografare. Ovviamente la lince è un pericolo per gli animali domestici e, soprattutto, per quelli al pascolo o posti negli allevamenti di montagna. Così come per tutti i grandi predatori, in Svizzera c’è grandissima tutela e protezione ma per le "singole linci che causano danni rilevanti – si dice nella Strategia Lince Svizzera, documento redatto nel 2004 -, il Cantone può concedere un’autorizzazione di abbattimento…". Ma solo se causa danni rilevanti o se è pericoloso.

Sono invece una cinquantina i lupi che, attualmente, vivono nei Grigioni, spostandosi sulle Alpi, anche nelle zone di confine con l’Italia e cioè Val Bregaglia e Valposchiavo. E questo desta allarme presso gli allevatori valtellinesi e valchiavennaschi, perché sono dell’anno scorso alcuni gravissimi episodi di predazione dovuti a orsi o a lupi nei confronti di alcune greggi portate in alta montagna nei mesi estivi e letteralmente decimate dai predatori. Quindi la situazione va monitorata dagli organi competenti, senza allarmismi di sorta ma con la giusta e doverosa attenzione.