L’ex centrale produce energia sociale

Fino agli anni ’60 dava lavoro a 600 dipendenti della Riuniti e Filati. Poi l’abbandono e ora la riconversione

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di Mariachiara Rossi

Fino a metà degli anni ’60 aveva lo scopo di fornire energia alle industrie Riuniti e Filati, dove lavoravano oltre 600 dipendenti provenienti dalle valli bergamasche. Oggi l’ex centrale idroelettrica del quartiere di Celadina, in via Daste e Spalenga, è uno degli esempi più rappresentativi e meglio riusciti di riconversione industriale.

I 3mila metri quadrati dell’immobile, per lunghi anni dismesso, sono tornati a vivere a giugno 2021 grazie al progetto di riqualificazione iniziato nel 2003, che ha visto la partecipazione di un ampio gruppi di associazioni e di enti di diversa natura: “Daste”, il progetto inteso nella sua totalità, si presenta come un centro culturale e di socialità, aperto a qualsiasi forma di inclusione sociale, cultura e imprenditorialità che ospita uno spazio eventi, un bistrò, un cinema da 136 posti e un’area uffici cui si aggiungono uno spazio esterno da mille metri quadrati con anfiteatro, loggia porticata e una grande piazza intitolata a Fabrizio De André.

Tutti i locali sono pensati per dare spazio a iniziative, concerti, presentazioni di libri, festival, eventi, fiere e meeting aziendali. "Questo luogo è sempre stato un produttore di energia elettrica, quello che vorremmo è che ora continuasse ad esserlo. Produttore di una nuova energia: culturale e di coesione sociale. Grazie alla sinergia di diverse attività e competenze che renderanno queste mura un luogo di lavoro, aggregazione, cultura e cura delle fragilità", ha commentato il sindaco Giorgio Gori a margine dell’inaugurazione.

Il progetto di riqualificazione dell’ex centrale fondata negli anni ’20 ha avuto un iter molto complicato: alle diverse gestioni comunali che si sono susseguite sono serviti quasi 20 anni per portarlo a termine. La volontà primaria, oltre che riconvertire un’architettura imponente caduta in disuso, era di offrire nuova linfa a un quartiere storicamente industriale, che negli anni ’90 aveva sofferto l’assenza di attività commerciali e poli d’attrazione, trasformandosi in un’area a forte degrado urbanistico.

Il primo passo del Comune fu fallimentare: dopo aver acquisito l’edificio nell’ambito di un intervento urbanistico privato, si dimostrarono insufficienti le risorse economiche derivanti dagli oneri urbanistici. Bisogna aspettare il 2013 perché l’Amministrazione riesca a raggiungere i primi risultati, ottenendo un finanziamento ministeriale di 4 milioni più altri 400mila. A fare la differenza rispetto al passato però sono state le associazioni profit e no profit, attualmente se ne contano una quindicina, che decidono di intervenire partecipando al bando di gestione della durata di 15 anni: attualmente l’ampio partenariato mira a proporre un nuovo modello di governance attraverso una formula innovativa di impresa sociale.

A questi soggetti è da attribuire l’ampio spettro di eventi culturali della stagione estiva, con giovani artisti che si sono cimentati nell’incontro tra sonorità musicali e sperimentazione artistica, multimediale e tecnologica nell’ambito del progetto “Cluster”. Il 30 settembre sarà la volta di “ZoneDigitali”, quinta edizione del Festival dedicato all’arte e alle nuove tecnologie.