Le donne ancora penalizzate sul posto di lavoro

Le imprenditrici guadagnano il 37% in meno nonostante siano più istruite e formate

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In provincia di Lecco il lavoro è donna, ma lo stipendio no. Sono più di 5mila le imprese "rosa" lecchesi e rappresentano oltre il 20% del totale delle attività imprenditoriali del territorio. Operano soprattutto nel settore del commercio, dei servizi alla persona, nei servizi finanziari, assicurativi e immobiliari, nel turismo e nella ristorazione. Danno da vivere a quasi 13mila dipendenti, il 14% di tutti gli addetti nelle imprese lecchesi. Delle oltre 5mila imprenditrici, più di 1.300 sono artigiane che lavorano. Quasi 200 sono under 35 che rappresentano il 14,5% delle artigiane e il 32,9% di giovani imprenditrici, la più alta in Lombardia. In 128 sono donne straniere. Lo stipendio che percepiscono le imprenditrici rispetto ai colleghi uomini è però più basso mediamente del 37,6%, un divario tra l’altro molto più marcato rispetto alla percentuale regionale del 31,1%. Sebbene le donne risultino più istruite e formate degli uomini, scontano inoltre gap rilevanti a loro sfavore sul fronte del lavoro, la conciliazione con la vita privata e familiare e il benessere soggettivo. Le donne con almeno un diploma sono infatti il 69%, il 7% in più degli uomini, mentre le laureate sono il 38,3%, il 10% in più dei maschi, nonostante permanga un forte divario per quanto riguarda le competenze digitali elevate.

Eppure le donne lecchesi e lombardi scontano condizioni peggiori degli uomini in tutti gli ambiti del lavoro e della conciliazione: il tasso di mancata partecipazione al lavoro è al 12,9% per le donne e dell’8,5% degli uomini, il 9% delle donne dipendenti ha una paga rispetto al 5,1% degli uomini e il 16% è obbligata al part-time rispetto al 4,% degli uomini. Tutto ciò comporta una disparità sul fronte della soddisfazione per il proprio tempo libero: le donne che esprimono livelli elevati di soddisfazione sono il 69,8% rispetto al 73,1% degli uomini.

Daniele De Salvo