L’insulto razzista “Negro di m…“ al difensore del Napoli Kalidou Koulibaly durante la partita di domenica contro l’Atalanta al Gewiss Stadium: l’autore, un 40enne bergamasco di Calcio, nella Bassa, privo di precedenti, tifoso della Dea, è stato identificato e denunciato. Nello specifico l’insulto, proveniente dalla Curva Nord, era stato registrato dall’impianto di videosorveglianza e da un filmato amatoriale.
Le immagini hanno consentito alla Digos della Questura di Bergamo di individuare e identificare l’uomo. Nel video si vede il 40enne che, oltre a rivolgersi a più riprese con insulti e atteggiamenti ingiuriosi nei confronti dei giocatori ospiti, lancia in campo un bicchiere di birra. Nei confronti del tifoso è già stato avviato il procedimento amministrativo finalizzato all’emissione del Daspo.
Anche il sindaco Giorgio Gori è intervenuto sull’episodio. E lo stesso ha fatto anche l’Atalanta, prendendo fermamente le distanze dagli insulti razzisti a Koulibaly. Con una nota pubblicata sul sito ufficiale, la società ha espresso chiaramente la propria posizione: "Ogni comportamento non in linea con i principi di civiltà ed educazione, da sempre perseguiti da questo club, sarà osteggiato con forza. Non vogliamo dare visibilità a soggetti che nulla hanno a che fare con il nostro ambiente e, pertanto, senza clamori né generalizzazioni, agiremo nelle sedi competenti affinché l’immagine del club e della città di Bergamo siano tutelate".
Durissima la Federcalcio senegalese che, per difendere uno dei suoi giocatori più rappresentativi, ha scritto su Twitter: "Come nelle loro tristi abitudini, alcuni tifosi bergamaschi dell’Atalanta hanno mostrato ancora una volta la loro pochezza umana pronunciando insulti spregevoli e razzisti rivolti al nostro capitano e leader Kalidou Koulibaly. Questi idioti senza cervello non devono trovare posto in uno stadio. Forza Kalidou, il popolo senegalese ti sostiene con tutto il cuore ed è orgoglioso del tuo coraggio, della tua esemplarità e della tua appartenenza alla nostra razza e al nostro Paese".
Francesco Donadoni