Grilli e cimici nei menù: in Valtellina chef divisi

A partire dal primo gennaio anche in Italia possibile introdurre nei menu grilli, cimici d’acqua, bachi da seta e cavallette

Insetti nel piatto: è il cibo del futuro? (foto archivio Newpress)

Insetti nel piatto: è il cibo del futuro? (foto archivio Newpress)

Chiavenna, 3 gennaio 2018 - A partire dal primo gennaio anche in Italia, grazie all’entrata in vigore del regolamento europeo sui «novel food» – cibi insoliti – sarà possibile introdurre nei menu grilli, cimici d’acqua, bachi da seta e cavallette. L’idea non piace a tutti ma, tra chi non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di introdurre gli insetti all’interno della propria dieta, c’è anche chi considera l’aggiunta di larve e formiche – avvenuta con successo in grandi metropoli come Parigi e New York - un eccellente arricchimento culturale e culinario. Quello che è certo è che oggi circa due miliardi di persone nel mondo consumano abitualmente piatti a base di insetti e che la loro carne – dal punto di vista nutritivo – eguaglia gli apporti proteici di pollo e manzo.

A spingere verso un maggiore consumo di insetti è sicuramente la Fao – Organizzazione delle Nazione Unite per l’agricoltura e l’allevamento – che ormai da anni vede nel consumo di questi animali un efficace strumento per risolvere i problemi legati alla sottoalimentazione e all’inquinamento derivante dagli allevamenti industriali di polli e bovini. «Probabilmente, in futuro, gli insetti entreranno a far parte delle nostre diete – ha sottolineato Flaviano Passerini, titolare dell’omonimo e celebre ristorante di Chiavenna – e anche il nostro territorio, non particolarmente «aperto» nei confronti di determinate novità, si adeguerà ai nuovi tempi. Con gli insetti è certamente possibile fare dell’ottima cucina – gli esempi in tal senso sono numerosi – ma non credo che si verrà a creare una concorrenza nei confronti dei nostri piatti tipici, sia a livello nazionale sia provinciale». Ben vengano, quindi, le cavallette sulle nostre tavole ma non a scapito di pizzoccheri e bresaola.

A pensarlo è anche Mattia Giacomelli, chef del Crimea: «Credo he il dibattito che si sta scatenando in questi giorni riguardo all’opportunità di introdurre gli insetti all’interno della nostra alimentazione sia molto simile a quello che nacque, qualche anno fa, in relazione al sushi. All’epoca l’idea di mangiare pesce crudo a molti non piaceva ma oggi è considerata una cosa normalissima. Gli insetti non rientrano nel nostro panorama culinario – e noi italiani siamo molto legati ai cibi della nostra tradizione – e quindi è normale che incontrino una certa resistenza. Non penso che al momento il mercato sia pronto per gli insetti e sono convinto che faremmo meglio a guardare verso i cibi della nostra tradizione valorizzando al massimo bresaola, violino di capra, pizzoccheri e formaggi».

A guardare con sospetto gli insetti è Silvano Scinetti, del Cenacolo: «Certi cibi sono completamente estranei alla nostra cultura alimentare. Sia chiaro: nulla contro a chi li mangia ma credo che qui in Italia ci vorranno anni prima che ci si abitui all’idea». Dello stesso parere anche Ferdinando Antonello Usai, titolare del San Lorenzo: «Personalmente non sono contrario al consumo alimentare di insetti ma credo anche che siano sapori molto diversi dai nostri. Penso che le due cucine rimarranno separate, senza integrarsi o influenzarsi vicendevolmente. Non sono molto attirato dall’idea di mangiare cavallette ma chi vorrà mangiare insetti lo potrà fare tranquillamente».