In carcere per tentato omicidio Ripulì stanza del padre dal sangue

Al 58enne allevatore Silvano Giana di Castione, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto per tentato omicidio dell’anziano genitore Augusto operato dai carabinieri di Bormio e Tirano del capitano Luca Rossi (come anticipato ieri da “Il Giorno”), il giudice Pietro Della Pona ha contestato che, al momento del fermo dopo il grave fatto di sangue, non abbia detto di essere stato colpito al braccio, ora ingessato, dal padre. Eppure, in ospedale a Sondrio, appena avvenuto il ricovero, gli fu anche riscontrato un vistoso ematoma sulla schiena.

L’uomo, difeso dall’avvocato Maurizio Carrara di Sondrio, al termine dell’interrogatorio si è visto convalidare il fermo disposto dal sostituto procuratore Stefano Latorre e anche la misura della custodia cautelare in carcere con la pesante accusa di tentato omicidio dell’87enne padre, ricoverato all’ospedale “Morelli” di Sondalo dopo i fatti avvenuti nella serata fra venerdì e sabato scorsi nella loro baita a Plaghera, in territorio di Valfurva, a 2200 metri circa, dove come ogni estate la coppia porta il bestiame al pascolo. L’anziano ha subito diverse ferite, fra cui una molto seria alla testa, colpita dalla scure impugnata dal figlio durante la violenta lite, forse scoppiata per un rimprovero rivolto da Augusto al figlio che sarebbe stato un po’ alticcio. La prognosi, al momento, è di 30 giorni, ma non è escluso possa aggravarsi nell’entità dei tempi di guarigione, in relazione anche all’avanzata età della vittima.

Ad appesantire la posizione del 58enne, ora rinchiuso con il braccio ingessato nella Casa circondariale di via Caimi nel capoluogo valtellinese, che pure chiamò i soccorsi, forse in un rapido ravvedimento, ci sarebbero anche i maldestri tentativi di ripulire dal sangue la camera del genitore, dove è avvenuta l’aggressione, e le scale. Non solo. I carabinieri del comandante Rossi avrebbero, inoltre, trovata l’accetta usata per colpire, con una lama di oltre 90 centimetri, nascosta dietro la stufa che scaldava la baita, ora posta sotto sequestro su disposizione della Procura. "Mio fratello non è mai stato aggressivo, pur con le sue fragilità", ha riferito una sorella dell’arrestato che è suora.

Michele Pusterla