Imprese, il quadro è a tinte fosche Cessate 524 attività, avviate 463

L’emorragia sembra comunque si stia per arrestare. Pesano i costi dell’energia. e la guerra in Ucraina

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Le imprese che hanno chiuso sono state più di quelle che hanno aperto nei primi tre mesi di quest’anno. In provincia di Lecco sono cessate 524 attività e ne sono state avviate 463. L’emorragia sembra comunque si stia per arrestare e il numero di imprese attive in provincia si conferma per il quarto trimestre consecutivo al di sopra della soglia delle 23mila unità, sostanzialmente stabile rispetto al quarto trimestre 2021. Le variazioni rispetto al trimestre precedente sono comunque di modesta entità. Tra gennaio e marzo del 2022 all’anagrafe camerale si sono registrate 463 iscrizioni di nuove imprese, con un incremento di 16 unità rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, di cui oltre 150 nell’industria e nelle costruzioni e quasi 290 nei servizi, in calo di 9 unità rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. L’aumento delle iscrizioni si accompagna ad una perfetta stabilità delle cessazioni: nei primi tre mesi del 2022 hanno infatti concluso l’attività appunto 524 imprese, esattamente quante ne sono state chiuse nello stesso periodo del 2021. Cambia però la distribuzione delle cessazioni tra industria e costruzioni con 21 cessazioni in meno e i servizi con 31 cessazioni in più. Il bilancio si conferma comunque negativo di 61 imprese in meno, sebbene meno negativo delle 77 serrate dell’anno scorso: un risultato in ogni modo poco confortante se si considera che nell’intero anno 2021 il saldo era stato complessivamente positivo di 58 imprese. In provincia non accadeva dal 2011.

"Il ritorno in territorio negativo che il primo trimestre 2022 ha portato con sé rappresenta una possibile involuzione in termini di imprenditorialità, che sarà da monitorare nei prossimi trimestri - ammettono dall’Osservatorio provinciale del mercato del lavoro della Provincia di Lecco -, sebbene in un anno che si è aperto all’insegna del conflitto in Ucraina e delle tensioni internazionali, complice il concomitante acuirsi della crisi energetica e della difficoltà a disporre di materie prime, era lecito aspettarsi risultati congiunturali ancora più negativi". D.D.S.