Il 'giallo' Mingarelli: "Non ci sono colpevoli"

La Procura di Sondrio chiede l’archiviazione sulla morte del giovane comasco

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La Procura di Sondrio, diretta sino ad oggi dal dottor Claudio Gittardi, ora nominato capo degli uffici giudiziari di Monza dopo cinque anni di permanenza in Valtellina, ha chiesto nei giorni scorsi al gip del Tribunale di Sondrio l’archiviazione per l’indagine sulla morte del 30enne Mattia Mingarelli di Albavilla, nel Comasco.

Il giovane rappresentante di commercio di una ditta del commercio di vini e acque di Nuova Olonio, frazione di Dubino, era stato trovato privo di vita alla fine di dicembre del 2018 dopo 17 giorni di ricerche nei boschi della località Barchi, in territorio comunale di Chiesa in Valmalenco, dove la famiglia del trentenne aveva da qualche anno una baita ai margini dei boschi.

La magistratura sondriese ritiene che nel decesso del comasco non ci sia il coinvolgimento di nessuna persona.

Insomma, Mingarelli trovato cadavere nel bosco ha fatto tutto da solo, secondo la ricostruzione del capo della Procura valtellinese, sulla scorta anche delle perizie dell’anatomopatologo Paolo Tricomi di Lecco e delle indagini, a lungo condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Sondrio sul “caso” che aveva suscitato enorme scalpore suscitando numerosi dubbi da parte della famiglia.

La sorella Elisa, con gli altri familiari, a un certo punto aveva chiesto anche un incontro (venendo ricevuta a Palazzo di giustizia) con il procuratore, per esprimere agli organi inquirenti le sue forti perplessità sulla piega che stava prendendo l’inchiesta.

"È altamente probabile che il decesso non sia collegabile con terzi, forse Mingarelli per lo stato di alterazione ha perso il suo cellulare nel bosco, si è sentito male, dentro casa ha lasciato il giaccone e il cappello. Le lesioni riscontrate sono compatibili con una caduta accidentale", ha dichiarato ieri sera al Tg di Unica il dottor Gittardi nell’annunciare la richiesta d’archiviazione al giudice, prima di lasciare la Valtellina per il nuovo, prestigioso incarico professionale.

Un punto interrogativo, ancora aperto, è sicuramente quello legato al perchè Mingarelli, dopo il passaggio nel rifugio il cui titolare mai indagato aveva da subito respinto i sospetti, abbia deciso di inoltrarsi nella notte, al buio, nel bosco. Per l’asserito stato di alterazione (ma poi perchè alterazione ? Imputabile a nessuno ?) o per l’ipotizzata fuga del cane dalla sua baita ?

La richiesta di archiviazione, inoltrata anche alla famiglia della vittima, che farà ora le sue valutazioni avendo pure la possibilità di opporsi, è adesso sul tavolo del Giudice delle indagini preliminari. Due le possibilità: accoglimento della richiesta dei magistrati, oppure richiesta di integrazione di nuove indagini. Possibilità, quest’ultima, da non escludere in partenza.