Dalla mappa del gusto "scompare" Bormio

La Michelin dimentica l’Alta Valle, ma nell’insieme il panorama della provincia resta eccellente. Chi vince? La Valchiavenna

Gianni Tarabini, chef de La Présef di Mantello: locale premiato   nelle varie guide gastro

Gianni Tarabini, chef de La Présef di Mantello: locale premiato nelle varie guide gastro

Sondrio, 14 novembre 2019 - C’è Sondrio , c’è Morbegno, ci sono Teglio, Madesimo e Aprica. Pure Livigno e Valdidentro. E allora, se non è un errore di stampa o un’involontaria svista, è un’evidenza amara: Bormio non esiste proprio tra le pagine della nuova guida “Michelin 2020”. E non è certo un motivo di vanto per una località dalle note e legittime ambizioni turistiche, che, tra l’altro, era ben presente nell’edizione 2019, se non nell’indicazione di ristoranti meritevoli (nemmeno una citazione), quantomeno in quella degli alberghi (4 strutture). Ebbene, nella fresca “Rossa” presentata pochi giorni fa a Piacenza, la capitale dell’Alta Valle è una vera desaparecida e forse qualcuno verserà una lacrima, ricordando che ancora qualche anno fa, la stessa Bormio sfoggiava anche un locale con “la stella Michelin”. Della serie: come nella vita, c’è chi scende e c’è chi sale.

Tant’è . C’è almeno una conferma: mantengono le loro stelle Michelin i 3 ristoranti che già l’avevano, ovvero “La Lanterna Verde” di Roberto Tonola a Villa di Chiavenna («Difficile pretendere di più», è il commento della più importante guida gastronomica del pianeta), “Il Cantinone” di Stefano Masanti a Madesimo e “La Présef” di Gianni Tarabini a Mantello, locale elogiato per la «sperimentazione visiva sensoriale» e per il suo «menù a mano libera». Peraltro, questi 3 moschettieri capeggiano la classifica dei migliori anche nella nuova Guida de L’Espresso, seppure con giudizi diversi (“2 cappelli” per “Il Cantinone” e “1 cappello” per La Présef e Lanterna Verde). Con un simpatico outsider: il “cappello” assegnato al “Crotasc” di Mese.

Non è generosa nei numeri ma lo è nei commenti la guida “Osterie d’Italia” di Slow Food, che in Valtellina assegna le sue famose “chiocciole” («locale che piace per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza») nuovamente all’Altavilla e all’Osteria del Crotto. Mentre per “Il Golosario” del duo Gatti-Massobrio, a meritarsi la “corona radiosa” («migliore ristorante»), sono l’Albergo della Posta di Madesimo («Eroico baluardo del gusto»), “Trippi” di Montagna in Valtellina (con i complimenti a Gianluca Bussola) e i blasonati “Lanterna Verde” e “La Présef”. Sullo sfondo , una mappa della cucina d’autore sfasata rispetto alla geografia reale: la piccola Valchiavenna che fa un figurone, la bassa e media Valtellina che si difendono e l’Alta Valle che gioca decisamente a nascondino. Con tanto di morale sottintesa: le guide gastronomiche non saranno infallibili e i loro responsi non sono dogmi assoluti. Ma tra le loro pagine, sempre meglio essere visibili che invisibili.