Guerra degli iscritti per la piscina Pallanuoto Como prosciolta

Il presidente Dato era accusato di turbativa d’asta e falso per il numero gonfiato delle tessere di agonisti

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di Paola Pioppi

Con una dichiarazione di non luogo a procedere, letta ieri dal Gup di Como Walter Lietti, si è chiusa l’indagine relativa alla concessione dell’impianto sportivo di viale Geno. Davanti al giudice compariva l’ex presidente e legale rappresentante della Asd Pallanuoto Como, Giovanni Dato, 40 anni, a carico del quale erano ipotizzati i reati di turbativa d’asta e falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico. Secondo l’accusa, per ottenere l’affidamento in concessione dell’impianto sportivo di viale Geno, aveva "falsamente attestato" nelle dichiarazioni rese al Comune di Como a settembre 2018, un numero di tesserati agonistici notevolmente superiore a quelli reali relativi alle tre stagioni tra 2015 e 2018, così da assicurarsi un requisito fondamentale richiesto dalla gara. Facendo figurare nei documenti depositati per concorrere alla concessione 50 tesserati per la stagione 201516, rispetto ai 46 reali. Per l’anno successivo comparivano 57 anziché 46, e per il 201718 71 anziché 48. In questo modo, si riteneva che fosse riuscito a ottenere un punteggio più elevato nella classifica redatta dalla commissione aggiudicatrice. Sulla scorta di queste premesse, la Procura gli contestava quindi anche la turbativa d’asta, realizzata aggirando le richieste della commissione appaltante, e ottenendo così l’assegnazione, fino a luglio 2020, quando lo stesso Comune l’aveva annullata in autotutela, ravvisando la falsità dei dati. Ma in queste condotte, il giudice non ha ritenuto configurabile alcun reato e ha prosciolto Dato dalle accuse. A processo c’erano anche la sorella di Dato, Fedrerica, 37 anni, e Carlo Lazarich, 69 anni, accusati in concorso per aver coadiuvato la redazione dei documenti per partecipare alla gara. Per entrambi, la Procura aveva già chiesto l’archiviazione.