Dalla Valtellina a Padova: era il basista della rapina in villa

L’agguato compiuto grazie alle indicazioni dell’uomo. I genitori lavoravano per le vittime

Polizia in azione

Polizia in azione

Sondrio - Aveva preso informazioni da un 30enne moldavo residente a Grosio, i cui genitori lavoravano per una coppia padovana rapinata in villa lo scorso 18 agosto, il capo della banda che ha picchiato senza alcuno scrupolo i pensionati.Il 33enne, residente nella città euganea, era entrato in azione assieme ad altri quattro complici, tra cui il giovane che da anni vive in Valtellina.

Il trentenne di Grosio ha messo a disposizione della banda la Chrysler: l’auto, intestata a una 60enne di Vò Euganeo, era in uso dei genitori, che avevano lavorato proprio alle dipendenze della coppia di anziani, uno come giardiniere, l’altra come colf. Il figlio è stato quasi subito individuato fra i malviventi entrati in azione. Il suo ruolo era quello di basista informatore.

In quell’occasione uno dei rapinatori, armati e incappucciati, aveva sorpreso il padrone di casa, di 83 anni, all’esterno dell’abitazione e lo aveva trascinato di peso dopo una colluttazione; uno dei complici nel frattempo aveva immobilizzato a terra e imbavagliato la moglie, di 79 anni, e l’aveva colpita con pugni al volto. Il bottino della rapina, tra effetti personali, oggetti preziosi a anche la fede nuziale e l’orologio degli anziani, è stato di un valore di circa 19mila euro.

Il 33enne arrestato a Padova è accusato non solo di essere il capo della banda e di avere reclutato i suoi connazionali, ma anche di aver compiuto una rapina con violenza sessuale a Padova nel giugno 2020. Il capobanda pare avesse in programma altre rapine in Veneto, anche se non si può escludere un suo interessamento nei confronti della Lombardia, dati i rapporti criminali costruiti con l’uomo che gli ha fatto da basista, particolarmente esperto della provincia di Sondrio, dove è cresciuto e ha diversi contatti e conoscenti.