Grano coltivato a Teglio: in arrivo una "carta d’identità" per il Saraceno

Un progetto per il cereale dal quale si produce la farina dei pizzoccheri

Un lavoro duro nei campi in pendenza della sponda retica

Un lavoro duro nei campi in pendenza della sponda retica

Teglio (Sondrio), 8 novembre 2019 - Valorizzare la coltivazione degli ecotipi valtellinesi di grano saraceno e segale per promuovere lo sviluppo di una filiera agroalimentare territoriale è l’obiettivo di “ConserVa: Conservazione, gestione ed uso sostenibile delle risorse genetiche di grano saraceno e segale in Valtellina”. In tre anni il progetto, cofinanziato da Regione Lombardia nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 (fondi Feasr), produrrà un’indagine genetica e agronomica sugli ecotipi di grano saraceno e segale coltivati e custoditi localmente dagli agricoltori della provincia. La coltivazione del grano saraceno e della segale in Valtellina ha origini secolari. Nel tempo gli agricoltori valtellinesi hanno selezionato ecotipi locali adattati alle condizioni ambientali delle loro montagne. Questi ecotipi costituiscono una risorsa genetica insostituibile, la cui coltivazione, però, è sempre meno praticata, sostituita da sementi commerciali di importazione. Il progetto, che riunisce in partenariato l’Università di Milano-Bicocca (in qualità di capofila), la Fondazione Fojanini, il Parco del Monte Barro, le aziende agricole di Fanchi Andrea, Orto Tellinum di Jonatan Fendoni, Rosa dei Venti di Riccardo Finotti, Cof e Casele di Jolanta Wilkosz, e può contare sul sostegno del Comune di Teglio e dell’associazione per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali, prevede come prima azione il censimento delle sementi di grano saraceno e segale presenti sul territorio, ricostruendone le origini e analizzandone le caratteristiche morfologiche.

Le sementi raccolte verranno coltivate in condizioni sperimentali di laboratorio e di campo per ottenere materiale idoneo per le analisi genetiche e informazioni sulla produttività e sulle rese. Gli ecotipi locali selezionati sulla base di queste indagini verranno quindi conservati sia grazie alla coltivazione in campo aperto da parte delle aziende agricole partner del progetto, sia nella banca del germoplasma del Parco del Monte Barro (Centro Flora Autoctona-Cfa). L’obiettivo ultimo è produrre una “carta d’identità” per gli ecotipi valtellinesi di grano saraceno e segale, e favorirne il rilancio nella filiera agroalimentare locale.

«Tra i punti di forza del progetto c’è il coinvolgimento di aziende agricole e realtà locali che si sono recentemente impegnate in iniziative di recupero di questo patrimonio genetico e che costituiscono il punto di partenza per la creazione di una rete di agricoltori-custodi delle agro-biodiversità valtellinesi - ha sottolineato la professoressa Sandra Citterio dell’Università di Milano-Bicocca -. Durante il progetto verranno organizzate attività di sensibilizzazione rivolte ad agricoltori, consumatori, operatori del commercio e della ristorazione, con l’obiettivo di incentivare la produzione e l’acquisto di pasta e pane realizzati con farine del territorio». La conservazione di ecotipi agronomici locali è ormai di riconosciuta importanza sia per l’adattamento che queste sementi mostrano alle condizioni ambientali locali, sia per la possibilità che offrono di migliorare colture standard in un clima che cambia. Inoltre la loro produzione ha spesso un forte legame con il paesaggio e la cultura del posto. Nei secoli grano saraceno e segale hanno contribuito a disegnare il paesaggio dei terrazzamenti e hanno donato alla tradizione culinaria valtellinese alcuni dei suoi piatti tipici più apprezzati, come pizzoccheri e sciat. Lunedì 11 novembre alle 11 il progetto verrà presentato presso la biblioteca comunale del Comune di Teglio che si trova all’interno di palazzo Piatti-Reghenzani.