Giro d'Italia, passo del Gavia libero ma resta l’incognita legata alla sicurezza

Strada sgomberata dalla neve ma passaggio a forte rischio per il pericolo di valanghe

Mezzi spalaneve al lavoro sul Gavia (Anp)

Mezzi spalaneve al lavoro sul Gavia (Anp)

Valfurva (Sondrio), 26 maggio 2019 - Il passaggio sul Gavia è a forte rischio per ragioni di sicurezza. Gli amministratori locali, sia della provincia di Brescia che di quella di Sondrio, hanno fatto e stanno facendo di tutto per riuscire a far transitare martedì prossimo sul mitico passo alpino i girini impegnati nella sedicesima tappa del Giro d’Italia, la Lovere-Ponte di Legno, la tappa regina della corsa rosa, ma la situazione è veramente al limite.

La strada del Gavia è stata sgombrata dalla neve caduta nelle ultime settimane, ma quel che preoccupa gli organizzatori è l’alto rischio di slavine e valanghe. Lo strato di neve presente ai bordi della strada ha raggiunto diversi metri di altezza e il manto non è assolutamente compatto. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo effettuato un ulteriore sopralluogo con l’elicottero cercando di analizzare bene la situazione per poi mandare una relazione alla direzione del Giro, alla quale spetta l’ultima parola e quindi la decisione di far transitare o meno la tappa del Gavia – dice Gigi Negri, direttore del Consorzio turistico Terziere Superiore – o se procedere al piano B. Devo dire che in quota ci sono metri di neve, negli ultimi 40 giorni se ne sono depositati 2 metri e il manto non è per nulla compatto. Ci sono dei rischi. Grazie al grande lavoro effettuato, prevalentemente di notte, dagli operatori delle province di Sondrio e di Brescia, ai quali rivolgo un sentito ringraziamento, il passo è transitabile. Il problema è quello dell’eventuale rischio valanghe. L’ultima decisione spetta ora a Mauro Vegni (il direttore della corsa rosa, ndr)». Difficile quindi il passaggio, anche perché martedì è previsto maltempo, con neve e temperature vicine o inferiori allo zero termico. E nessuno ha voglia che si ripeta quello che successe nel 1988, quando il 5 giugno il Giro fece tappa a Bormio, dopo la partenza da Chiesa in Valmalenco, con il Gavia prima della discesa verso il traguardo. Vinse Breukink, l’americano Hampsten, secondo, si vestì di rosa e vinse il Giro, ma quella tappa viene ricordata perché in molti patirono «le pene dell’inferno» e arrivarono quasi congelati. Al limite e forse anche oltre.

Avanti di questo passo, coi cambiamenti climatici in corso ormai da anni, si rischia che il Giro d’Italia debba fare a meno delle grandi montagne, di Stelvio (2.757 metri) e Gavia (2.621 metri), a causa della neve presente a maggio e delle condizioni meteo del periodo primaverile. La cosa non è certa, ma nemmeno tanto campata per aria.