I ghiacciai in ritirata sfrattano gli scienziati

I tecnici devono traslocare nella “Stalingrado bianca“ del complesso di Fellaria-Palù con le strumentazioni e le telecamere

Gli esperti del Servizio glaciologico lombardo

Gli esperti del Servizio glaciologico lombardo

Lanzada (Sondrio), 8 luglio 2020 - Con l’innalzamento delle temperature e il conseguente ritiro dei ghiacciai – da cui non sono certamente esenti quelli della Lombardia – anche i tecnici del Servizio glaciologico hanno dovuto cambiare i “laboratori“ dove, per anni, hanno attinto a preziosi dati scientifici. Presto infatti l’Alpe Sud, Campo Nord, Lupo, Suretta non saranno più in grado di fornire dati sufficientemente attendibili: da qui l’esigenza di spostarsi su ghiacciai meglio conservati.

«Di fronte a questa triste situazione – sottolineano Riccardo Scotti e Matteo Oreggioni del Servizio glaciologico lombardo – ragionando sul lungo, ma neanche troppo, periodo, ci siamo trovati di fronte alla necessità di avviare dei monitoraggi su ghiacciai più grandi e a quote più elevate". Anche grazie al progetto Interreg Italia-Svizzera B-ICE supportato dal Comune di Lanzada, l’attenzione dei tecnici si è rivolta al complesso glaciale di Fellaria-Palù: tra i più grandi delle Alpi meridionali.

«Da un lato – sottolineano – stiamo effettuando rilievi geofisici per misurare lo spessore del ghiacciaio e le sue variazioni volumetriche. Dall’altro lato, forse l’attività più ambiziosa dal punto di vista tecnico, abbiamo attivato il monitoraggio degli accumuli nevosi sull’enorme Altipiano di Fellaria, il bacino di accumulo del ghiacciaio posto fra i 3.400 e i 3.700 metri di quota".

Questo luogo è da sempre stato un enigma per i glaciologi italiani poiché, nonostante l’esposizione meridionale, la neve riesce tutt’oggi a conservarsi anche nelle estati più calde, consentendo a tutto il complesso glaciale di comportarsi come un vero ghiacciaio e non come un fossile climatico. Domenica 28 giugno i tecnici del Servizio glaciologico lombardo hanno portato sul Fellaria le strumentazioni necessarie per monitorare il ghiacciaio e, tra queste, anche due webcam che, battendo i precedenti record, sono diventate le più alte di tutta la Lombardia.

«Secondo gli scenari climatici – concludono Scotti e Oreggioni – è già troppo tardi per salvare la maggior parte dei ghiacciai lombardi, abbiamo già devastato troppo il clima del pianeta. Ma se, optando per una drastica riduzione delle emissioni nei prossimi decenni, qualcosa si può ancora salvare, da noi quel qualcosa è sicuramente l’altipiano di Fellaria, la Stalingrado del glacialismo lombardo; noi ci speriamo. E speriamo che questo lavoro possa servire anche a far appassionare la gente a questi luoghi e a far conoscere i rischi che stanno correndo non solo i ghiacciai ma analogamente tutta l’umanità se non dovessimo cambiare le traiettorie energetiche ed economiche della nostra società ormai globalizzata".