Frontalieri e tassazione: Crosio prevede ricorsi

Il senatore della Lega a fronte del nuovo accordo fra Italia e Svizzera: "Sono sicuro che un secondo dopo la ratifica finirà alla Corte Costituzionale"

Una delle tante dogane varcate giornalmente dai frontalieri per andare a lavorare

Una delle tante dogane varcate giornalmente dai frontalieri per andare a lavorare

Tirano (Sondrio), 26 gennaio 2021 -  Il 2020 si è chiuso con il nuovo accordo, siglato tra Italia e Svizzera e in attesa di ratifica da parte dei parlamenti dei due Paesi, che dovrà regolare l’imposizione dei frontalieri. Un tema caldo non solo per i 3mila frontalieri che lavorano nei Grigioni che ogni hanno versato oltreconfine 7,7 milioni di franchi di tasse una parte delle quali, 3,1 milioni di franchi quasi 2,8 milioni di euro, tornano indietro sotto forma di ristorni versati ai Comuni di confine.

«Lo scorso 23 dicembre sono stati sottoscritto due accordi: il trattato internazionale tra Italia e Svizzera e nel pomeriggio l’accordo tra organizzazioni sindacali e ministeri – spiega Giuseppe Augurusa, responsabile per la Cgil dei Frontalieri - Si passa dall’accordo con tassazione esclusiva a quello con tassazione concorrente, quindi contro la doppia imposizione. Si pagheranno le tasse in Svizzera e si avrà un credito d’imposta e ho la tassa netta concorrente, ovvero la tassa netta che pago in Italia. Questo meccanismo è adottato in tutti i confini italiani dove la tassazione è concorrente. Ci siamo impegnati per mitigare gli effetti ovvero l’aumento dell’imposizione e il tema dei ristorni". Non lesina le sue critiche all’accordo raggiunto l’ex-sanatore della Lega Jonny Crosio, profondo conoscitore del mondo del lavoro svizzero e della condizione dei frontalieri.

"Lo Stato italiano sarà contento perché incasserà più soldi – spiega - I frontalieri sono sempre stati visti a Roma come limoni da spremere, sono sempre stati considerati una categoria estremamente privilegiata. Questo accordo è sicuramente migliore rispetto a quello sottoscritto dal Governo Renzi nel 2015, ma ha grosse criticità. Soprattutto perché riconosce giuridicamente che due lavoratori che lavorano nella stessa sala, fanno lo stesso lavoro, possono avere due trattamenti giuridici estremamente diversi. Di una cosa sono certo, un decimo di secondo dopo che sarà approvato d’accordo verrà fatto il ricorso alla Corte Costituzionale in Italia. Il secondo problema che avremo sulle zone di confine è la questione dei ristorni. Dal 2033 toccherà al Governo italiano dare i soldi, ma mi permetto di avere qualche dubbio".

Una distinzione quella tra vecchi e nuovi frontalieri che il sindacato ha fatto di tutto per mitigare. "Il nostro contributo è indirizzato proprio a evitare questa contrapposizione – conclude Augurusa – I nuovi frontalieri, dal 2024, pagheranno l’80% delle loro tasse in Svizzera e il resto in Italia godendo di credito di imposta. Su 60mila franchi di imponibile sono 4mila franchi di riduzione. Abbiamo stabilito l’incremento della franchigia, da 7.500 a 10mila euro proprio per abbattere la differenza contributiva. Per i ristorni si è fissato che dal 2034 i 261 Comuni da cui arrivano i lavoratori dovranno avere 94 milioni circa di franchi che sono 65 milioni di euro. Abbiamo sistemi impositivi diversi che possono essere armonizzati".