Frana in Val Pola, quando la montagna distrusse due paesi

Oggi le celebrazioni per ricordare le 42 vittime della tragedia che sconvolse la Valtellina 35 anni fa

Una foto d'epoca dei soccorsi dopo tragica frana

Una foto d'epoca dei soccorsi dopo tragica frana

Valdisotto (Sondrio) - «È stata un’esperienza che mi ha segnato per tutta la vita". A parlare della tragedia dell’alluvione del 1987 in Valtellina, a 35 anni di distanza, è l’allora presidente della Provincia, Roberto Marchini, che non ha di certo dimenticato quei giorni tetri, in cui la natura ha seminato in tutta la Valle morte e distruzione.

Oggi si ricorda la frana dal monte Zandila (nota anche impropriamente come Coppetto; 3066 mt). Quaranta milioni di metri cubi di materiale precipitarono a valle distruggendo completamente gli abitati di Sant’Antonio Morignone e Aquilone (Valdisotto). Le frazioni erano state evacuate, ma persero la vita 7 operai e 35 abitanti di Aquilone che risiedevano in una zona ritenuta sicura.

"Nel 1987 è stato un succedersi di eventi assolutamente straordinari che hanno provocato, purtroppo, morte e distruzione - dice Marchini - È stato un periodo tragico che è incominciato il 18 luglio, mi ricordo, era un sabato. Nei giorni precedenti si è assistito a precipitazioni intensissime, fuori da ogni possibile previsione. Queste piogge torrenziali hanno caratterizzato, cosa più unica che rara, tutta l’asta dell’Adda. In un solo pomeriggio si è così registrata la piena sia del fiume sia di tutti i numerosi affluenti. I primi dissesti sono stati segnalati a partire dal pomeriggio di domenica. Tante le situazioni critiche".

La prima tragedia nel Morbegnese. "Alle 18 nessuno rispondeva da Tartano, ci siamo resi conto che qualcosa di grosso, grossissimo, era accaduto. Poco dopo abbiamo saputo che una frana aveva travolto un albergo e che c’erano dei morti. Con il ministro Zamberletti abbiamo poi sorvolato la zona in elicottero, uno spettacolo terribile, mi ricordo ancora, indelebile, l’immagine delle salme avvolte nei tappeti degli alberghi. Poi fu un susseguirsi di emergenze, dalla Valmalenco alle altre valli presenti in Valtellina. Miracolosamente la Valchiavenna fu risparmiata".

Le cose poi, pian piano, stavano tornando ad una certa normalità. "La situazione si stava un pochino normalizzando quando il 28 luglio, apriti cielo, ci fu la terribile frana della Val Pola che non è legata alle precipitazioni dei giorni precedenti. Assolutamente. L’alluvione, paradossalmente, ci ha consentito di sgomberare S.Antonio Morignone e di evitare ulteriori morti. La frana è scesa dalla sponda orografica destra dell’Adda ed è stata talmente imponente che è risalita dall’altra parte prima di abbattersi sulla contrada di Aquilone, seminando morte. Nei secoli passati, altre frane del genere sono scese in provincia".

Tante le autorità statali presenti. "Ricordo l’arrivo del Presidente della Repubblica Cossiga, del Presidente del Consiglio Goria e della Commissione Europea Delors. Poi ci fu il cambio del ministro Zamberletti con Gaspari, due ministri che hanno fatto tanto, entrambi, per la Valtellina e, il secondo, anche per la ricostruzione". La provincia fu unita? "Devo dire di sì, in quei giorni e in quel periodo c’è stata una grande unità di intenti. Si è veramente remato, tutti, nella stessa direzione. E anche dopo, mi piace ricordare, che i fondi stanziati nella "legge Valtellina", per la ricostruzione, sono stati spesi bene, senza nessuna inchiesta in merito".