Frana di Gallivaggio, elettricità a rischio nelle valli

La frana ha danneggiato gravemente tralicci e cabine

Il polverone sollevato da 7.500 metri cubi di roccia precipitati sei giorni fa senza fare vittime né feriti

Il polverone sollevato da 7.500 metri cubi di roccia precipitati sei giorni fa senza fare vittime né feriti

Madesimo (Sondrio), 5 giugno 2018 - Frana di Gallivaggio: la val San Giacomo e la valle Spluga potrebbero trovarsi a dover affrontare anche un’emergenza elettricità. È questo uno dei temi trattati sabato pomeriggio nel corso della riunione convocata dal prefetto di Sondrio, Giuseppe Mario Scalia, e a cui ha preso parte anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. Ecco la situazione: cinque conduttori a terra (ovvero i cavi dell’alta tensione) sulla linea in doppia terna, un sesto danneggiato; due tralicci abbattuti e una cabina primaria, quella di Madesimo, completamente ferma, così come fermi sono i tre impianti di produzione idroelettrica situati a monte della frana scesa a Gallivaggio. A dipingere questo quadro, tutt’altro che roseo, sono stati i responsabili di Enel, Terna e A2A, e per ripristinare la normale situazione servirà tempo, con il rischio, come detto, di dover affrontare un’emergenza elettricità.

«Per ora non abbiamo problemi a rifornire i 7mila utenti della Valle, ma se dovessimo avere un guasto sulla media tensione o se anche solo la domanda fosse troppo elevata, con l’alta tensione fuori uso rischieremmo disagi ha spiegato la referente di Terna –. Senza contare che non possiamo veicolare i 2.500 kilowatt di energia che normalmente raccogliamo in zona. Ecco perché diventa necessario intervenire al più presto. Però possiamo farlo solo quando avremo il via libera sotto il profilo della sicurezza: montare un traliccio a quelle quote e su quella parete rocciosa non è certo un intervento che si può fare in poche ore». I tempi tecnici per la messa in sicurezza della parete non potranno essere inferiori ai 45 giorni. «È chiaro che in questo lasso di tempo cercheremo di anticipare il più possibile le fasi del ripristino, ad esempio premontando a valle i tralicci danneggiati per poi trasportarli in elicottero sul posto, ma finchè non avremo la garanzia che sulla montagna si potrà lavorare senza rischi, non potremo intervenire».