San Giacomo Filippo, frana di Gallivaggio: manca l’ok di Roma

La Comunità montana "Aspettiamo il ministero per affidare i lavori"

Frana di Gallivaggio

VAL CHIAVENNA, FRANA DI GALLIVAGGIO - FOTO(NATIONAL PRESS/ORLANDI)

San Giacomo Filippo (Sondrio), 4 settembre  2019 - Mentre l’Alta Valtellina è costretta a fare i conti con il dissesto idrogeologico, in Valchiavenna i tecnici stanno lavorando per ripristinare le condizioni di sicurezza dei due principali fronti franosi che, nell’ultimo anno, hanno causato le maggiori difficoltà.

«Per quanto riguarda Gallivaggio - sottolinea il presidente della Comunità montana della Valchiavenna, Davide Trussoni - stiamo aspettando il via libera per poter indire la gara d’appalto per la ricostruzione del vallo paramassi». Il nulla osta deve essere dato da Regione Lombardia che, però, attende a sua volta il via libera da parte del ministero. «Speriamo che le autorizzazioni arrivino il più presto possibile - aggiunge Trussoni - La nostra intenzione è quella di affidare i lavori entro la fine del 2019 ma siamo ormai a settembre e i tempi si fanno, di giorni in girono, sempre più ristretti». La realizzazione di un nuovo vallo paramassi è necessaria non solo per garantire la sicurezza della vicina strada statale 36, chiusa a più riprese nella primavera del 2018 a causa del fronte franoso distaccatasi dal fianco della montagna, ma anche per poter avviare i lavori di restauro del Santuario di Gallivaggio. Il luogo di culto - salvatosi dalla distruzione grazie al vecchio vallo - è rimasto però pesantemente danneggiato dagli oltre 7mila e 500 metri cubi di roccia ma, per poter dare avvio ai lavori di restauro - oltre 6milioni di euro la cifra necessaria - è necessario attendere il completamento dell’opera di difesa passiva.

Serviranno invece poco meno di 600mila euro per risolvere il problema di dissesto idrogeologico del Monte Calestro a Villa di Chiavenna dove, nella seconda metà di agosto alcuni smottamenti avevano reso necessaria l’evacuazione, per alcuni giorni, di una ventina di famiglie. Anche in quel caso le opere di difesa passiva - reti paramassi montate dopo gli eventi alluvionali del 1987 - avevano evitato il peggio e le famiglie, una volta ripristinate le condizioni di sicurezza, avevano potuto far ritorno alle proprie abitazioni. «Al momento - aggiunge il presidente della Comunità montana - stiamo ultimando tutti i lavori di ripristino dei valli e delle reti paramassi. Abbiamo richiesto un ulteriore intervento, per un totale di poco inferiore ai 600mila euro, per risolvere definitivamente il problema idrogeologico sul versante della montagna ma, attualmente, siamo ancora in attesa di una risposta». Sono invece già stati concessi i fondi ben più ingenti - 3,7 milioni distinti in due diversi lotti - per le opere di difesa passiva e di contrasto al dissesto idrogeologico sul versante di Bette, sopra all’abitato della frazione di Chiavenna.