Forcola, la Famiglia Valtellinese in festa

Alla cena agostana 180 partecipanti emigrati nella capitale

I partecipanti

I partecipanti

Forcola, 20 agosto 2016 - "Romani de Roma", ma con un pezzo di cuore, e anche un piede, in Valtellina, si sono ritrovati al ristorante La Brace di Forcola, per l'ormai tradizionale festa d’agosto. La reunion conviviale che, da ormai 8 anni, è organizzata dalla Famiglia Valtellinese, l’associazione che raggruppa i «convalligiani» capitolini. Insieme a rappresentanti locali di istituzioni, imprenditoria e sindacati, erano in 180, parte dei 500 nuclei che oggi vivono nella capitale, emigrati a partire da metà 800 fino al 1950 circa. Partiti anni or sono, principalmente da Civo, Dazio, Valmasino, Ardenno, ma anche da Lovero, Morbegno, Mello, Traona, Sondrio e da tanti altri comuni provinciali, continuano a colmare la distanza che li separa dalle origini almeno una volta l'anno.

«Qualcuno molto più di frequente, avendo casa in Valtellina - spiega Leonardo Marchettini, presidente della Famiglia Valtellinese, emigrato nel '49 - Ci lega al territorio un cordone molto forte. Tornando, ritroviamo un'altra dimensione umana, persone e ambiente diversi".

Ripercorrendo a ritroso la strada che li ha portati a risiedere in centro Italia, non dimenticano mai di mettere in valigia un segno tangibile della loro vicinanza: «Abbiamo consegnato alla frazione di Civo Ca Del Sasso la somma raccolta per riparare le campane". Per la beneficenza, ogni anno, si sceglie un destinatario diverso, come da tradizione che affonda le radici nel passato più lontano, quando gli emigranti a Roma mandavano regali alle chiese. Solo una delle tante attività che la Famiglia svolge all'ombra del Cupolone. Tra le altre,  la festa invernale gastronomica con un ristorante della provincia di Sondrio, o l'incontro in ottobre lungo il Tevere, in cui ospitano una Pro loco, o le gite e l'assegnazione del riconoscimento a personaggi valtellinesi di spicco, come (per il 2016) Osvaldo Gianoli, direttore di tutte proprietà immobiliari del Vaticano a Castel Gandolfo. Modi diversi per sentirsi vicina una terra lontana. Alcuni hanno perso questo legame, ma i più lo coltivano, pur proseguendo la loro vita, tra case e lavoro, quest'ultimo fondato principalmente sul «negozio». Laboratori artigiani, rivendite, botteghe, attività commerciali varie che, però, verosimilmente andranno a morire. «Le nuove generazioni si dedicano ad altre professioni, non seguono le nostre orme«. E' una comunità che cambia aspetto, guardando al nuovo ma non dimenticando mai da dove proviene.