Espropri, stangata sul Consorzio industriale di Morbegno-Talamona

Dopo una battaglia giudiziaria durata 20 anni, alle sorelle Pezzini riconosciuto un diverso indennizzo

Una veduta dell’area industriale di Morbegno e Talamona

Una veduta dell’area industriale di Morbegno e Talamona

Morbegno (Sondrio) - C’è stata l’ennesima puntata dell’annosa vicenda che contrappone da quasi vent’anni la società “Anna Marisa Srl“ i cui soci sono Anna e Marisa Pezzini, eredi del noto imprenditore morbegnese Celso Pezzini, al Consorzio industriale di Morbegno-Talamona in relazione ad un’area sita in Comune di Morbegno. E’ stata infatti pubblicata un’ordinanza della Corte di Appello di Milano.

L’origine della vicenda risale al 2005, quando il Consorzio avviò il procedimento per l’espropriazione di alcuni terreni di proprietà della società compresi nell’ambito del Piano per gli insediamenti produttivi, amplissima area che costeggia il lato destro della SS 38 in direzione Bormio. Il Consorzio determinò l’indennità provvisoria di esproprio in appena € 12/mq, importo di poco superiore rispetto a quello previsto per i terreni agricoli, riconoscendo altresì alla proprietà un risarcimento di circa 30mila euro per i manufatti esistenti sui terreni.

Nel marzo del 2006 il Consorzio espropriò i terreni già occupati in via d’urgenza, nell’agosto del 2005, senza tuttavia determinare l’indennità definitiva. La società si rivolse alla Corte di Appello di Milano per chiedere di determinare l’indennità di espropriazione e di occupazione del terreno calcolata con riferimento al valore di mercato del bene, ben superiore rispetto alla somma irrisoria offerta dal Consorzio. Il consulente tecnico nominato dalla Corte ha quantificato in € 46/mq. il valore di mercato, superiore di ben 4 volte rispetto a quello quantificato dal Consorzio, ma comunque inferiore rispetto a quello calcolato dai tecnici della società “Anna Marisa Srl“ sulla base di vendite di terreni con caratteristiche analoghe, pari a poco più del doppio dell’importo quantificato dal Ctu. La Corte di Appello di Milano non è entrata nel merito della questione perché ha ritenuto tardivo il ricorso. La società, tuttavia, non si è persa d’animo, convinta di aver presentato il ricorso nei termini e ha quindi impugnato la decisione a Roma. La Cassazione ha dato ragione alla società dicendo che il giudizio era stato tempestivamente presentato e ha annullato l’ordinanza della Corte d’Appello.

La palla è passata, pertanto, nuovamente alla Corte d’Appello di Milano che, con ordinanza pubblicata il 28 febbraio 2022 – a distanza di poco meno di 20 anni dall’occupazione dei terreni da parte del Consorzio – ha recepito la quantificazione dell’ammontare dell’indennità di esproprio fatta dal suo consulente, pari, a 46 €/mq, che, come detto, è pari a 4 volte quello inizialmente offerto dal Consorzio. Il Consorzio dovrà depositare gli importi indicati nell’ordinanza alla Ragioneria dello Stato di Sondrio, importi che dovranno essere maggiorati degli interessi dal 2006 ad oggi - che ammontano a oltre 70mila euro - nonché pagare alla società tutte le spese legali che ha dovuto sostenere nelle cause: l’esborso totale ammonta a circa 493mila euro.

Tuttavia, la vicenda potrebbe non finire qui perché sia il Consorzio sia la società potranno tornare ancora in Cassazione e potranno farlo sino alla metà di maggio. Nel frattempo, però, la “Anna Marisa Srl“, come preannunciato dai suoi legali, Graziano e Alessandro Dal Molin del Foro di Milano, si attiverà per recuperare dal Consorzio le somme liquidate dalla Corte d’Appello."Certamente la somma indicata dalla Corte d’Appello, pur lontana dalle aspettative della società, è più congrua rispetto alla somma irrisoria offerta dal Consorzio. Stiamo ovviamente effettuando le valutazioni del caso con i nostri legali in ordine all’eventuale impugnativa della pronuncia della Corte d’Appello, fatto salvo che in ogni caso ci muoveremo tempestivamente per il recupero di quanto ci è dovuto", ha dichiarato la dottoressa Marisa Pezzini, amministratore della società. Di certo c’è che, a oggi, la società non ha percepito alcuna somma a fronte dell’esproprio, a dispetto del principio giuridico per cui la durata del processo non può andare a danno della parte che ha ragione.