Sondrio, il racconto: "Ero un cacciatore, mi sono pentito "

Piano faunistico, i sodalizi spingono per approvarlo. E un’ex “doppietta” applaude: "Ci provai anche io"

Un cacciatore

Un cacciatore

di Camilla Martina

Sposare una causa e svoltare. L’ha fatto Lorenzo Tomasi, ritornando simbolicamente sui suoi passi di cacciatore per guardarli sotto un’altra prospettiva, più vicina al pensiero delle associazioni ambientaliste che, proprio in questi giorni, hanno scritto al presidente della Provincia, Elio Moretti. L’obiettivo dei sodalizi (Wwf, Associazione Amici della Val Codera, Orma, Leidaa, C’è una Valle e Legambiente) è sollecitare l’approvazione del Piano Faunistico Venatorio Territoriale, fondamentale per la salvaguardia della fauna selvatica e del territorio della provincia. Le associazioni hanno deciso di farsi sentire dopo che, nel Consiglio Provinciale del 18 novembre, come ha ricordato Villiam Vaninetti, responsabile Wwf Valtellina Valchiavenna, "per ascoltare le voci dei cacciatori si è deciso di non approvare il Piano Faunistico Venatorio Territoriale". Secondo i sodalizi è fondamentale che il documento ottenga subito il via libera, in modo che "una certa protezione sulle specie più fragili decorra già dalla prossima stagione venatoria" e che anche altri soggetti si "uniscano alla battaglia".

L’appello è stato accolto dal 77enne Tomasi, forte della sua grande esperienza venatoria: per più di trent’anni, bormiese e tiranese, ha cacciato piuma (pernici bianche, galli forcelli e coturnici) con cani setter. "Ero arrivato a caricare la Bernardelli con una sola munizione in canna destra e a sparare soltanto sotto ferma del cane", racconta. Abbandonato il fucile, ha continuato ad andare nei boschi per un paio d’anni, ma "solo col cane e la macchina fotografica", specifica. "Poi la nuova passione per il golf mi ha distolto dalle “passeggiate” nelle zone montane ricche di ricordi, anche perché era diventato difficile imbattermi nei “runcasch” ormai decimati. Sto parlando di 27 anni fa, per cui suppongo che ora le zone classiche saranno diventate dei deserti". Infatti la denuncia delle associazioni individua nel Piano l’unico strumento in grado di difendere queste specie e altre in pericolo. In passato anche Tomasi si mosse per far chiudere la caccia a pernici bianche e coturnici scrivendo a destra e a manca, "ma nulla ottenni". La battaglia continua.