"Agostino aveva nel suo Dna la passione per il volo in elicottero"

Parla la moglie del pilota morto nel 2015 sull’elicottero finito contro le rocce in Val Masino

Agostino Folini (Orlandi)

Agostino Folini (Orlandi)

Val Masino (Sondrio), 3 agosto 2017 - «Volare era da sempre la sua più grande passione. E aveva una notevole esperienza per le tante ore di volo fatte in precedenza. Per Agostino quella di pilota non era solo una passione...». Sono trascorsi due anni dalla tragedia aerea nella quale persero la vita Agostino Folini, 51 anni, di Chiuro, brevetto ventennale e migliaia di ore di volo alle spalle, Marco Gianatti, 35enne tecnico di volo di Montagna, e Stefano Olcelli, 28 anni, motorista di Buglio, sull’elicottero Ecureuil B3 dell’Elitellina che, il 31 luglio 2015, si schiantò contro la parete rocciosa dell’alpe Zocca nel territorio comunale di Val Masino.

I motivi di quello schianto sono ancora al vaglio della magistratura, fra sopralluoghi, perizie tecniche, esiti di autopsie, interventi legali su valutazioni non condivise e indagini non ancora ultimate. In attesa di conoscere la “verità” sulle vere cause del terribile incidente, la moglie di una delle tre conosciutissime vittime nel secondo anniversario della scomparsa ricorda a “Il Giorno”, con poche ma significative parole, la figura del marito. «Agostino - rievoca la vedova, Annamaria Bonettini - per potere conseguire il brevetto di pilota aveva fatto numerosi sacrifici. Stare alla cloche era la sua vita. Lassù, in alto, in volo, sull’elicottero che pilotava riusciva ad esprimere pienamente se stesso, generando in chi stava vicino una sincera ammirazione. Mi manca molto, ci manca molto...». L’elicottero dell’Elitellina sparì dai radar nel pomeriggio di venerdì 31 luglio e venne ritrovato la domenica del 2 agosto ai piedi di una parete verticale della Cima Zocca, a quota 3100 metri, con all’esterno i corpi senza vita dei tre membri dell’equipaggio.

Alle 13 di quel tragico giorno d’estate il terzetto ripartì dal rifugio Marinelli, dopo avere lasciato due escursionisti, in direzione della Val Codera. Il viaggio di rientro avrebbe dovuto durare circa 15 minuti, ma il mancato arrivo fece scattare l’allarme. Nessun segnale di impatto, le ricerche - alle quali prese parte un’autentica task-force fra uomini del Soccorso Alpino della VII Delegazione, Vigili del fuoco, Forestali, militari del Sagf della GdF, volontari della Protezione Civile - furono anche estese alla confinante Svizzera. Finchè i rottami del velivolo, che per un paio di giorni era diventato la “tomba” dei tre esperti di volo, vennero individuati ad alta quota, nel territorio comunale di Val Masino. Il recupero dei corpi senza vita rappresentò, poi, un’operazione tutt’altro che agevole. L’intera provincia rimase sconvolta di fronte a una simile tragedia, anche in ragione dell’elevata esperienza e professionalità acquisita in anni e anni di volo dal pilota Folini. A distanza di due anni dai fatti, le famiglie delle vittime non hanno ancora avuto una risposta alla domanda su cosa sia realmente avvenuto quel maledetto giorno che ha tolto per sempre, ai loro affetti, Agostino, Marco e Stefano.