Alpeggi, truffe aggravate ad alta quota: "Servono più controlli"

Paolo Ciapparelli, presidente del Consorzio salvaguardia Bitto storico, non si stupisce dello scandalo legato ai finanziamenti Ue

Mucche al pascolo in una foto L.Gallitto

Mucche al pascolo in una foto L.Gallitto

Sondrio, 25 agosto 2019 - «È necessario ritornare ad essere seri e, soprattutto, onesti. Oppure sarà la fine per questo tipo di agricoltura». Paolo Ciapparelli, presidente del Consorzio salvaguardia Bitto storico, non si stupisce dello scandalo legato ai finanziamenti Ue per gli alpeggi, di cui abbiamo dato conto venerdì scorso.  Un problema che, secondo Ciapparelli, non sarà possibile risolvere fino a quando non si andrà a cambiare quello che sta alla base. «Vanno modificati i criteri con cui viene concesso il contributo, al momento basato soltanto sul numero di capi portati ad alta quota, in modo da favorire chi utilizza veramente gli alpeggi per i propri prodotti e per preservare il terreno».

Sono sette le persone denunciate per associazione a delinquere, residenti nelle province di Como, Sondrio e Cremona. Facevano capo a due aziende di Dubino, incaricate di offrire ai loro clienti (91 persone denunciate per truffa aggravata finalizzata all’indebito percepimento di contributi europei stanziati nel piano della politica agricola comune) la gestione fittizia di alpeggi di cui si erano accaparrati l’usufrutto. Gli imprenditori agricoli individuati dai militari della GdF della Compagnia di Menaggio hanno dichiarato in atti di aver condotto il proprio bestiame solo ed esclusivamente sui propri terreni, confermando di non aver mai messo piede nei pratioggetto della richiesta di contributo. «In Italia ci si sta auto-distruggendo con tutto questo – prosegue Ciapparelli – Bisognerebbe sempre cercare di favorire chi lavora e non chi fa il furbo o lo fa soltanto a fine speculativo. Servono maggiori controlli da parte di tutti. Se ci si continua a basare soltanto su dei semplici dati, facilmente ritoccabili, queste situazioni continueranno ad esistere».

Il primo passo sembra quindi essere quello di sensibilizzare le persone su cosa sia, e a che cosa serva, l’alpeggio. Ponendo l’accento sulla sua importanza storica ed il fondamentale contributo che fornisce per la conservazione dell’ambiente e del territorio.