Valtellina, droni per coltivare i vigneti del domani

Progetto della Fojanini da 100mila euro: nei campi anche sensori anti-siccità e insetti. "Solo con la tecnologia daremo la terra ai giovani"

Vigneti

Vigneti

Sondrio, 12 novembre 2019 -  «Nel 2016 siamo stati i primi a testare i droni per trattamenti sui vigneti - dice Graziano Murada -. Un funzionario regionale mi ha scritto una letteraccia diffidandomi dal testarli per tale scopo. A distanza di tre anni si scopre che la Svizzera ha autorizzato ufficialmente l’uso dei droni per le zone in forte pendenza (come quelle valtellinesi ndr), mentre la Francia ne ha autorizzato la sperimentazione sempre per i vigneti terrazzati. Da noi sono vietati per i trattamenti, ma si possono usare per altri tipi di lavoro come lancio di insetti utili. Il problema è che manca la possibilità di fare una sperimentazione seria che altre nazioni hanno fatto». Lo sfogo di Murada è di natura personale, ma viene spontaneo collegarlo con la realtà che dirige: la Fondazione Fojanini che da sempre porta avanti sperimentazioni per semplificare e migliorare il comparto agricolo.

«Quando le giornate lo permettono - aggiunge- mi piace sbirciare online le riviste straniere che si occupano di agricoltura. Questo per vedere cosa succede nel mondo in campo agricolo e le recenti innovazioni. Non nascondo che, negli ultimi anni, questo esercizio mi ha lascia sempre più l’amaro in bocca. Si ha la sensazione che l’Italia sia avviata a un inesorabile declino. Mentre le altre nazioni stanno viaggiando a mille dentro quella rivoluzione tecnologica offerta da informatica e robotica, noi guardiamo al passato e a un mondo oramai scomparso, tanto a faticare sono sempre quelli. Sale il magone pensando che lasceremo alle nuove generazioni solo macerie».

La situazione va a discapito di terre in pendenza come quelle provinciali. Secondo Murada «non si recepisce che le tecnologie possono venire incontro alle esigenze di territori difficili. La chimica ha portato benefici ma anche danni, la meccanica mal si adatta a terreni come i nostri, questi mezzi, invece, posso aiutarci: Svizzera e Francia l’hanno capito». Dall’utilizzo della tecnologia avanzata, droni in primis, ne trarrebbe linfa la tanto acclamata sostenibilità, ma serve un cambio di passo. Nell’attesa la Fojanini non sta con le mani in mano: «Abbiamo presentato un progetto sul bando Gal relativo all’innovazione tecnologica».

Da 100mila euro su due anni, si sviluppa in una serie di azioni che porteranno alla creazione di due vigneti tecnologici con sensori in grado di captare i livelli di siccità, eventuali infezioni e monitorare la presenza di insetti; e droni per mappature e programmazioni. «Se arriveranno i finanziamenti (lo sapremo a gennaio), svilupperemo i vigneti, in collaborazione con le cooperative di Albosaggia e Montagna», precisa. Inoltre, a supporto, «stiamo creando due start up di giovani che utilizzeranno da un lato i mezzi aerei e quelli per lo sfalcio, dall’altra una rete a onde radio che intercetterà gli input inviati dai sensori collocati sulle piante: il controllo in remoto farà risparmiare fatica, produrrà dati certi e ridurrà il numeri d i trattamenti», continua. «Dobbiamo smettere di considerare l’agricoltura in modo bucolico: solo dimostrando che coltivare non è più faticoso come una volta riconsegneremo la terra e il futuro ai nostri giovani. Per farlo l’unico modo è affidarsi alla tecnologia».