"Dobbiamo costruire nuovi invasi"

Pd e M5s non lesinano critiche all’operato di Fontana e Giunta: serve un piano di prevenzione

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Con i grandi laghi ben al di sotto dello zero idrometrico la Lombardia spera nel contributo delle dighe per riuscire a salvare i raccolti, sempre che non sia già troppo tardi come denunciano Pd e M5s che non lesinano le loro critiche all’operato del governatore Fontana e della sua Giunta. "Serve un piano di prevenzione che preveda la realizzazione di nuovi invasi e la revisione delle regole del deflusso minimo vitale per poter garantire l’acqua anche ai reticoli idrici minori – chiede Matteo Piloni, capodelegazione dem in commissione Agricoltura - Abbiamo chiesto all’assessore Fabio Rolfi di rifinanziare il bando per il rinnovo dei sistemi di irrigazione e chiediamo ora alla Regione di istituire un tavolo con le province per snellire le pratiche per l’autorizzazione di nuovi pozzi".

L’impressione che mai come in questi giorni ci sia stia muovendo quando ormai i buoi sono scappati dalla stalla, basta vedere il livello del lago di Como sceso a -15,7 centimetri sotto lo zero idrometrico, con un tasso di riempimento del 14,1%, ma nonostante ciò con l’acqua in deflusso che è pari a quasi tre volte quella in afflusso (180 metri cubi al secondo contro 77). "Le stazioni idrometriche Lombarde soprattutto nella parte montana continuano a registrare cali idrici che si ripercuotono nei laghi e fiumi di pianura. Tra questi ad esempio il torrente Pioverna affluente del lago di Como che si innesta a Bellano (Lc) e per il quale, nelle ultime 72 ore si segnala un continuo calo con il valore registrato poco fa di meno 23 centimetri con tratti di alveo praticamente in secca. La stazione lago di Como a Cernobbio osserva un calo nelle ultime 72 ore di meno 11,5 cm, così come la stazione a Lavello (Lc) di meno 16 centimetri – spiega Gianluca Lattanzi, presidente della Società italiana di geologia ambientale - È necessario potenziare il riutilizzo dell’acqua piovana, sia per scopi industriali che irrigui e apportare ristrutturazioni della rete idrica nazionale, che registra perdite ingenti superiori talvolta al 30% dell’acqua immessa".

La nostra regione che è la prima in Italia per produzione agricola rischia di pagare un prezzo altissimo: qui infatti si produce il 37% del latte italiano, il 42% del riso, il 40% dei prodotti. "C’è poca acqua e non la possiamo e dobbiamo più sprecare – sottolinea il climatologo Massimiliano Fazzini – Dopo un inverno siccitoso e scarsamente nevoso, in particolare sulle Alpi centro-occidentali, la situazione sta esponenzialmente peggiorando. In certe aree della Pianura Padana non piove da 80 giorni, sulle montagne non si trova neve fino a 3.400 metri di quota e lo zero termico è al di sopra dei 4.500 metri, tanto che in vetta al Monte Rosa ieri c’erano 5 gradi. Le disponibilità di acqua sono già limitate del 30-35% rispetto alle medie del periodo. Le temperature dell’aria raggiungeranno il valore massimo tra l’ultima decade di luglio nelle aree più distanti dal mare e la prima decade di agosto per quelle lungo le coste. L’unica soluzione è non sprecare l’acqua che abbiamo a disposizione".

Roberto Canali