Coronavirus, il cardiologo: "Migliaia i pazienti bisognosi di riabilitazione"

Il dottor Gianframco Cucchi: l’ospedale Morelli ha la vocazione storica per la cura delle malattie respiratorie e può seguire gli ex malati Covid

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Sondalo (Sondrio), 3 giugno 2020 - «Le patologie provocate dal Sars-Cov-2 hanno diversi livelli di gravità: in circa il 10%, dopo alcuni giorni di febbre, evolvono in polmonite interstiziale bilaterale con possibilità di progressione in insufficienza respiratoria acuta e necessità di ventilazione meccanica fino al decesso. Nel 75% di questi ammalati più gravi la Tac del torace riscontrava delle anomalie che risultavano maggiori per chi aveva avuto necessità della terapia intensiva. Per la precisione tre quarti dei pazienti avevano anomalie alla Tac compatibili con un’evoluzione fibrotica o, comunque, con una non completa risoluzione “senza cicatrici” della polmonite. Per questo si possono avere delle conseguenze in questi pazienti che dovranno essere seguiti nel tempo".

Lo afferma Gianfranco Cucchi, per tanti anni direttore dell’Unità cardiologica della terapia intensiva dell’ospedale di Sondrio. Il Covid-19, peraltro, ha avuto la particolarità di dare molto spesso dei quadri di micro trombosi e anche embolie più importanti, come tromboembolie polmonari; quindi bisogna stare molto attenti nel valutare che oltre a una malattia interstiziale polmonare – evoluzione fibrotica della polmonite – "possono persistere anomalie a livello vascolare polmonare, e questo potrebbe portare a una ipertensione polmonare cronica post tromboembolica che è un’altra delle possibili conseguenze a lungo termine dei pazienti che hanno avuto una polmonite da Covid"."Potranno essere migliaia i pazienti che dovranno seguire cicli di riabilitazione respiratoria nei reparti di pneumologia - avverte Cucchi -. Il Morelli che ha la sua naturale e storica vocazione per la cura delle malattie respiratorie è la sede ambientale ideale per costituire il centro regionale per la riabilitazione dei malati cronici da esiti di polmonite provocati dal coronavirus. Essendo una pandemia recente le terapie si sono applicate in base al razionale scientifico teorico dell’impiego di alcune terapie utilizzate nei primi Paesi colpiti, quali Cina e Corea. Si procede con grande prudenza perchè il farmaco miracoloso non si è ancora trovato, in attesa del vaccino. Tutti concordano che la prognosi di questa malattia è migliore se trattata precocemente a domicilio, per impedire quella cascata infiammatoria a livello polmonare che può portare alla ventilazione meccanica e all’intubazione e in questa fase anche al decesso. Come in molte malattie il trattamento all’esordio migliora la sopravvivenza. Pensiamo all’infarto miocardico con trombosi di una coronaria che, se trattato nelle prime 3 ore, o con angioplastica da parte di un’emodinamista esperto o con trombolisi, quando non si riesce ad arrivare in un tempo inferiore a 90’, la prognosi è migliore".

Anche la medicina italiana ha fornito un contributo "evidenziando l’utilità dell’eparina per impedire il processo tromboembolico, l’impiego dell’azitromicina e dell’idrossiclorochina. Separati da parte dei medici di medicina generale, all’esordio della malattia a domicilio. Infine è promettente anche la sieroterapia nei pazienti ospedalizzati con l’infusione del siero ricco di anticorpi dei soggetti guariti", aggiunge il cardiologo. «La medicina - sotollinea il dottor Cucchi, esperto di politica sanitaria - si basa sull’evidenza dei risultati (Ebm) avvalorata da trial clinici che si effettuano in tutto il mondo. Anche l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, ha autorizzato finora circa 40 studi clinici sperimentali per confermare le impressioni cliniche fin qui acquisite. Ma la medicina non è una scienza esatta, come invece la matematica, e si parla anche di arte medica basata sull’esperienza dei medici sul campo. Con un imperativo: “primum non nocere”, cioè non eseguire terapie che possano far male. E’ fondamentale che l’ospedale di Sondalo, che è stato individuato come Centro di riferimento Covid dalla Regione e che si candida quale istituto di ricerca, partecipi a queste importanti sperimentazioni e ne promuova di nuove. Per questa ragione è necessario che vi siano dedicate risorse professionali che possano collaborare con i principali enti e istituti non solo nazionali, ma internazionali".