Coronavirus, il cardiologo Cucchi: "Al Morelli per frenare la diffusione del virus"

A parere del medico si dovrebbero utilizzare altri padiglioni per accogliere i pazienti sulla via della guarigione

Sondrio, il cardiologo Gianfranco Cucchi

Sondrio, il cardiologo Gianfranco Cucchi

Sondalo, 21 aprile 2020 - In questi giorni sta diminuendo la pressione sugli ospedali, sia nelle terapie intensive che nei reparti Covid. Gli ospedali dimettono anche i pazienti ancora positivi, cioè con il tampone naso faringeo positivo e quindi contagiosi. Per dichiarare guarito un ammalato di Covid questo deve risultare negativo a due tamponi eseguiti a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Solo così il soggetto può non essere contagioso e, se lavoratore, rientrare al lavoro.

Alcuni ospedali dimettono il paziente ancora contagioso al proprio domicilio con la sorveglianza sanitaria da parte dell’Ats di riferimento, valutando le condizioni di possibilità di isolamento all’interno della propria abitazione, con i dispositivi igienico-sanitari. Quando queste condizioni non sono possibili si dovrebbe prevedere la degenza ospedaliera in strutture a bassa intensità assistenziale fino alla negativizzazione dei tamponi. Occorre sottolineare, come dichiara il prof Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità (C.S.S.) che "il contagio intrafamigliare è un grande motore a cui può andare ad innestarsi la diffusione epidiemiologica del Coronarovirus, per cui in questo contesto è fondamentale implementare misure stringenti di contenimento".

Questo vale anche per le centinaia di migliaia di persone che sono in quarantena a domicilio che sono state ammalate di Covid, ma non sono state diagnosticate con tampone, nè tantomeno dichiarate guarite con riscontro diagnostico anche per il rientro lavoro . «Per questo motivo - ricorda il cardiologo Gianfranco Cucchi - l’Istituto superiore di Sanità ha diramato un protocollo di 20 misure specifiche molto dettagliate che non sono proprio facili da rispettare. In particolare si prescrive di collocare il positivo al Covid-19 in una stanza singola ben ventilata, di limitare il numero di coloro che entrano in contatto “in particolar modo bambini, anziani o persone con problemi di salute”. Non solo: i membri della famiglia dovrebbero stare in una stanza diversa o, se ciò non è possibile, mantenere una distanza di almeno un metro dal soggetto con cautele, come quella di dormire in un letto separato. Un’eccezione può essere fatta per una madre che allatta che dovrebbe indossare una mascherina medica “quando è vicina al suo figlioletto ed eseguire un’igiene accurata delle mani prima di entrare in stretto contatto con il bambino”".

Infine, vanno limitati i movimenti del soggetto e occorre ridurre al minimo lo spazio condiviso, assicurandosi "che gli spazi condivisi (ad esempio cucina, bagno) siano ben ventilati". Si tratta di misure non proprio facili da rispettare. "Per questi motivi oggettivi - afferma il dottor Gianfranco Cucchi di Sondrio, esperto di politica sanitaria - sarebbe più opportuno non dimettere i pazienti ancora positivi, nè tantomeno farli andare in macchina ad eseguire il tampone nel cosidetto drive test. Cento anni fa per la lotta alla Tbc, con minori armi, si costruirono i sanatori tra cui, in Valtelina, quello glorioso di Sondalo e si tenevano i pazienti fino alla completa guarigione. Oggi potremmo utilizzare i padiglioni vuoti per questa missione, ossia per cercare di contenere il più possibile la diffusione della malattia".