Fase 2 a Sondrio: "Riaprire è un buon inizio ma il problema è resistere"

La preoccupazione di Cgil e Cisl a fronte dei consumi ancora quasi fermi

Guglielmo Zamboni

Guglielmo Zamboni

Sondrio, 5 maggio 2020 - Tra Valtellina e Valchiavenna tutte le aziende che potevano riavviare la propria attività – o almeno quelle che non lo avevano già fatto, in deroga alle disposizioni vigenti nelle scorse settimane – hanno riaperto le serrande. Sono in molti a dover fare i conti con le nuove norme di sicurezza e di igiene che spesso, al fine di garantire il distanziamento sociale, hanno imposto delle modifiche al posto di lavoro. "Certamente il rispetto delle regole per contenere il Covid-19 è importantissimo – sottolinea Guglielmo Zamboni , segretario della Cgil Sondrio – ma bisogna anche pensare al resto: sul posto di lavoro si moriva, purtroppo, anche prima di questa epidemia". A parlare di formazione è invece Davide Fumagalli , segretario della Cisl Sondrio: "I protocolli di sicurezza non vanno calati dall’alto ma inseriti con la partecipazione dei lavoratori, che quindi vanno formati, nei vari e differenti contesti aziendali".

Oltre che sul fronte della sicurezza – per tutti centrale sul posto di lavoro – a preoccupare è anche il quadro economico, nel quale anche le aziende di Valtellina e Valchiavenna si troveranno a operare nei prossimi giorni. "Resta da capire – sottolinea Zamboni – se chi ha riaperto avrà un carico di lavoro adeguato anche nelle prossime settimane". Il timore infatti è che le aziende – che in questi gironi lavoreranno con le ordinazioni pre-chiusura – potrebbero non ricevere un carico sufficiente a garantire l’attività anche sul medio periodo.

A pesare sono i due terzi del Pil che derivano dal consumo interno nazionale che subirà, inevitabilmente, una contrazione. Per le zone della Bassa Valtellina e dell’Alto Lario risulta problematica anche la contrazione del costo del petrolio: sono molte, infatti, le aziende tra Colico e Morbegno che lavorano nella filiera del settore che, a causa dell’andamento del mercato, potrebbero vedere i propri margini di guadagno drasticamente ridimensionati. "Prevediamo – conclude Fumagalli – che ci saranno lunghi strascichi. Per questo è necessario garantire il sostegno alle imprese ma anche agli ammortizzatori sociali". Al momento, ma si tratta di stime approssimative, sono circa 10mila i lavoratori di Valtellina e Valchiavenna per cui è stata richiesta la cassa integrazione. "È importante – aggiunge Fumagalli – che gli istituti di credito anticipino il versamento della cassa".