Coronavirus, Angeloni userà i propri tessuti per realizzare mascherine riutilizzabili

La ditta valtellinese distribuirà le mascherine gratuitamente e lancia l'appello ad altre imprese #aiutiamociadaiutare

Produzione mascherine (repertorio)

Produzione mascherine (repertorio)

Sondrio, 31 marzo 2020 - Anche nei momenti più bui si accende una luce. Gesti di solidarietà come quello della ditta valtellinese Angeloni. L'azienda, che dal 1960 si occupa di tappezzeria, tendaggi, pergolati, serramenti, ha deciso di impiegare il proprio tessuto e la propria manodopera per realizzare mascherine da distribuire gratuitamente, diffondendo al contempo l'appello #aiutiamociadaiutare, con l'obiettivo di coinvolgere altri nell'impresa.

In tre giorni la richiesta è stata alta: una cinquantina di mail per un migliaio di dispositivi di protezione. "Mi hanno scritto per lo più privati, anche da fuori provincia: persino una Casa di cura di Como e una farmacia di Roma", spiega la sorridente titolare, Manuela Angeloni, che ieri ha guidato fino a Lecco per consegnare i primi a un signore che dovrà assistere la sorella che sarà presto operata di tumore. Con le lacrime agli occhi l'uomo avrebbe voluto ricambiare il gesto, ma si sa che ai tempi del Covid bisogna evitare persino le strette di mano.

"Per ora abbiamo fatto 50 mascherine, ma grazie alla mie dipendenti (che stanno lavorando gratis) e a una decina di privati che al mio appello si sono messi in gioco, nel giro di una settimana arriveremo a quota mille". Alla richiesta di "aiuto" di Angeloni hanno risposto persone che mai avevano realizzato dispositivi del genere, ma niente paura: insieme al tessuto la ditta fornisce un video tutorial che spiega come procedere. Essendo riutilizzabili, le mascherine hanno a cuore l'ambiente, oltre che l'uomo.

"Le pretrattiamo a 90 gradi e si possono rilavare a quella temperatura o semplicemente far bollire. Hanno un doppio strato di tessuto con all'interno una tasca per inserire dei filtri (anche solo della banalissima carta da forno)". Sono quindi sicure per tutti. E di sicurezza "c’è un bisogno impellente: per noi stessi e per il prossimo", prosegue la 40enne che vorrebbe che il suo gesto contagiasse, questa volta in senso buono, altre realtà produttive. "Rinnovo l’invito, accalorato, forte e determinato, a tutti i colleghi del settore sartoriale: aiutateci ad aiutare, ancora di più. Facciamo crescere insieme l’albero della sicurezza, con radici forti e rami rigogliosi i cui fiori sono quelli della solidarietà, che oggi si chiama mascherina".