Chiusura punto nascite di Chiavenna, pioggia di cartoline sull'ospedale

Il Comitato lancia una nuova iniziativa per contrastare la chiusura del Punto Nascite

La protesta del Comitato

La protesta del Comitato

Chiavenna (Sondrio), 14 agosto 2018 - Il “Comitato Insieme per l’ospedale di Chiavenna” non demorde e continua ad intavolare iniziative per proteggere il Punto nascite – di cui Regione Lombarda ha già decretato la chiusura entro la fine dell’anno preferendo, a quello chiavennasco, il mantenimento del reparto della struttura privata convenzionata di Gravedona – e il futuro del nosocomio della Valchiavenna, da molti considerato a rischio nonostante le rassicurazioni pervenute dai vertici regionali.

In seguito alla vendita delle torte organizzata venerdì sera, allo scopo di raccogliere i fondi necessari per poter stampare 20mila cartoline precompilate tramite le quali i cittadini potranno rivolgersi direttamente all’assessore regionale Giulio Gallera, dando il proprio punto di vista in merito alla scelta di chiudere il reparto di Ginecologia dell’ospedale di Chiavenna, il comitato ha deciso di rivolgersi direttamente all’assessore al Welfare. Domenica le attiviste hanno inviato una lettera a Gallera, chiedendo che venga fatta chiarezza sulla decisione assunta dalla Regione: «Non conosciamo i termini e le considerazioni espresse nel parere formulato dalla dirigenza Ats di montagna in merito alla scelta-decisione di chiusura del Punto nascite di Chiavenna per il quale chiediamo massima trasparenza e accessibilità – fanno sapere dal comitato -. Vorremmo poter verificare in che termini è stato valutato il fattore orografico e la distanza che separa i luoghi più isolati, come Madesimo, considerando altresì i tempi di percorrenza per raggiungere il primo presidio ospedaliero e, soprattutto, se questi rispettano i criteri imposti dagli standard di sicurezza stabiliti per legge per gli interventi sanitari.

A ancora: "Vorremmo poter comprendere se, al momento di decidere se chiudere il reparto di Ginecologia di Chiavenna o quello di Gravedona, sono stati presi in considerazione i soli numeri di parti dell’ultimo anno solare nel nosocomio in maniera asettica o se è stata considerata la necessità reale del servizio, anche alla luce dei devastanti effetti derivanti dalla riorganizzazione dell’Azienda sanitaria, avvenuta due anni fa e denominata “Sanità di montagna”. Ci preme che venga considerato che una serie di servizi in campo socio sanitario in Valchiavenna stanno scomparendo giustificati, secondo l’Azienda ospedaliera, dalla mancanza di personale specializzato che, in realtà, sarebbe in attesa di reintegro, per quanto riguarda il reparto di Ostetricia-ginecologia, o si è visto impiegato a 500 metri dall’ospedale di Chiavenna per quanto riguarda gli altri reparti».

In seguito alla comunicazione dell’imminente chiusura del Punto nascite i vertici regionali hanno rassicurato i cittadini, garantendo che i restanti reparti del nosocomio sarebbero stati potenziati grazie ad una collaborazione con la struttura dell’Alto Lario. Ancora nebulose, però, le modalità attraverso le quali la collaborazione verrà attuata, tanto che le attiviste chiedono maggiore trasparenza anche in merito al futuro dell’ospedale: «Vorremmo valutare in che termini è stata prevista la paventata “collaborazione” con l’ospedale Moriggia-Pelascini di Gravedona, al fine di comprendere in che modo questo possa essere considerato “potenziamento” nei confronti del nostro presidio di Chiavenna. Auspicando che l’iniziativa popolare possa comunicare in maniera diretta l’attuazione di soluzioni alternative - come proposto dal prefetto di Sondrio Scalia - che non devono in alcun modo più vedere il servizio pubblico in contrapposizione con il privato, visto che l’accreditamento della struttura privata avviene, o dovrebbe avvenire, solo ed unicamente per supplire a mancanza del servizio garantito dal Sistema sanitario nazionale».