Dopo l'incendio della baita, la beffa: zero rimborsi. Esposto in Procura

Campodolcino, tre anni di battaglia con la Compagnia assicurativa: "Ho versato 40mila euro per un contratto che ora giudicano illegittimo"

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Campodolcino (Sondrio) -  Dopo l’incendio della baita a Campodolcino, la beffa. Più di tre anni di perizie, solleciti e scambi di email con la compagnia assicurativa, risolti con un nulla di fatto. Ora un 71enne ha deciso di chiamare in causa la Procura di Sondrio, con un esposto che chiede di "disporre gli opportuni accertamenti valutando gli eventuali profili d’illiceità penale".

Dal 2006, quando ha stipulato il contratto assicurativo che copre anche i danni provocati da incendio, E.G. ha pagato rate per un totale di 40mila euro versati in 15 anni. Soldi che ora rischiano di andare in fumo. Lo scorso 18 febbraio la compagnia ha infatti chiuso le porte a qualsiasi risarcimento, mettendo nero su bianco che l’uomo "non risulta essere il proprietario dell’immobile", dove vive dal 1993 con la formula del comodato d’uso gratuito concesso dalla Diocesi di Como, e quindi non ha diritto alla copertura dei danni. Circostanza che, per la compagnia, renderebbe illegittimo il contratto stipulato da lui 15 anni fa. "Negli anni il mio assistito ha versato a titolo di premio assicurativo oltre 40mila euro – spiega l’avvocato Piero Porciani, legale del 71enne – e nessuno ha mai contestato la legittimazione contrattuale, senz’altro ben nota dall’assicurazione". Il legale ipotizza quindi una "frode contrattuale" con l’obiettivo di "incamerare ingenti somme di denaro per 15 anni". L’incendio della baita, il via Motta 196, divampò l’8 febbraio 2018. Una volta spente le fiamme da parte dei vigili del fuoco, la conta dei danni nello stabile reso inagibile e bisognoso di interventi di manutenzione.

Nel frattempo il 71enne inizia a muoversi con la compagnia assicurativa, società all’epoca del contratto legata alla banca dove l’uomo ha il conto corrente, per ottenere il risarcimento. Ed emerge che l’immobile, al catasto, non risulta di sua proprietà, perché dal 1993 era in comodato d’uso. "Nonostante la piena disponibilità del sottoscritto a fornire qualsivoglia documentazione, arrivando addirittura a richiedere alla Diocesi di Como per mezzo della parrocchia di Madesimo di regolarizzare in via giudiziale la mia titolarità, prima di allora mai contestata da alcuno – scrive l’uomo nell’esposto alla Procura di Sondrio – la società persisteva nel suo intento di ostacolare la liquidazione del danno, richiedendo ogni volta nuova documentazione e adducendo cause di esclusione dalla copertura mai prima di allora dichiarate". Richieste secondo l’uomo "pretestuose", con l’obiettivo di "escludere la copertura dell’ingente danno economico subito". Fra gli atti anche una lettera della parrocchia di Madesimo, che conferma che l’uomo "abitava l’unità in occasione del sinistro che ha interessato lo stabile", con la formula del comodato d’uso gratuito del “Legato Longatti per le scuole elementari“.