Benzinai, a Sondrio i conti sono in rosso

In città girano poche auto e pesa il blocco della Fase 1

Nuovi rincari

Nuovi rincari

Sondrio, 30 maggio 2020 - Prezzi della benzina al ribasso, ma pochi automobilisti effettuano il rifornimento. Questo è un primo bilancio di quanto verificatosi nella Fase 2. A motivo dell’inattività forzata, la crisi si fa sentire anche nel settore di carburanti.

«Dal 4 maggio qualcosa si è mosso – afferma Simone Cornolti, titolare della stazione di servizio “Esso” in Viale Milano – tuttavia è ancora poco. Attualmente effettuiamo circa centoventi rifornimenti al giorno, ma si tratta perlopiù di motociclisti, di auto se ne vedono meno. Il serbatoio di una moto contiene circa 20 litri, quello di una vettura circa 50 a seconda del modello. Con il lockdown, tutti gli sciatori che facevano il pieno durante la stagione non si sono più visti. Un disastro, soprattutto per me che ho aperto la mia attività da poco». La stazione rispetta le norme igieniche: guanti monouso, igienizzante per le mani, pannello in plexiglass e termoscanner per rilevare la temperatura. «Eseguiamo anche trattamenti all’ozono per igienizzare le vetture dei nostri clienti con un macchinario apposito – prosegue Cornolti –Durano circa 20 minuti ed il costo è di 15 euro, compresa la pulizia ad aspirazione dell’interno».

Situazione analoga anche all’“Eni” di viale Stadio. A disposizione di tutti vi sono guanti monouso ed igienizzante. Un pannello in plexiglass ripara la persona deputata a ricevere i pagamenti. «Il fatturato è circa un terzo di quello dell’anno scorso, ma ora si inizia a recuperare – sostiene Donato Marveggio, presidente del Gruppo gestori impianti stradali di carburanti e titolare della stazione – durante il Coronavirus abbiamo lavorato perlopiù con Forze dell’ordine, Protezione civile e mezzi del Pronto soccorso». «Abbiamo a cuore la sicurezza dei nostri clienti e dipendenti anche per quanto riguarda il servizio di autonoleggio – prosegue Marveggio – Ogni vettura è igienizzata e sicura ed un apposito sigillo posto al termine del processo di sanificazione ne certifica la sicurezza». Il distributore inoltre offre ai clienti un servizio di lavaggio e disinfezione dell’automobile. Il trattamento completo ha un costo di circa 38-40 euro. Anche l’“Oil Service” di Via Enrico Toti ha accusato il colpo. «A marzo ed aprile il volume d’affari è diminuito di circa l’80% – dice Luca Centelleghe – La ripresa c’è, ma è minima. Il maggior numero di clienti è al mattino, poi, nel pomeriggio, sembra che la città si svuoti. Si verifica un vero e proprio crollo del traffico. Sono infatti le ditte che hanno ripreso la loro attività ad effettuare rifornimento. Il privato, complice il fatto che, con lo smart working, svolga il proprio lavoro da casa, raramente si reca qui ad effettuare un pieno».

I pochi però, spesso sono volti amici: «Rivedere i “vecchi” clienti fa sempre piacere. Proprio l’altro giorno sono venuti alcuni amici da Tirano e incontrarsi è stata una gioia. Purtroppo la paura è ancora tanta: c’è chi paga abbassando di pochi centimetri il finestrino, preoccupato per il contagio e chi invece ha meno timore». Il distributore rispetta le disposizioni prescritte: guanti monouso, igienizzante e pannello in plexiglass. «Durante il lockdown il fatturato è calato del 70-80% - afferma Roberta Della Valle, titolare del distributore Retitalia di Piazzale Toccalli – È stata una catastrofe. Anche l’autolavaggio non era in funzione, ma adesso, finalmente è attivo. Eseguiamo una pulizia accurata del veicolo e disinfettiamo gli interni con un prodotto apposito. Questo per la sicurezza nostra e dei clienti. Le persone possono lasciare qui l’auto in mattinata e tornare a prenderla durante la pausa pranzo. Se lo desiderano, effettuiamo anche il pieno. Abbiamo ordinato il macchinario per poter effettuare il trattamento all’ozono e reclamizzato il servizio, ma, sfortunatamente, nonostante le assicurazioni della ditta produttrice, l’apparecchio non ci è ancora stato consegnato». Con la chiusura forzata delle attività poi, la maggior parte delle persone ha lavorato da casa. Non potendo uscire, non avevano di conseguenza necessità di effettuare rifornimento. «Per via dell’incertezza economica molti hanno paura di spendere – prosegue Della Valle – e questo non aiuta la ripresa. La situazione non è affatto facile e questo in quasi tutti i settori. Da ventisei anni sono titolare di un’impresa di pulizie e sono stata costretta a richiedere la cassa integrazione per tre dipendenti. Rispetto allo scorso anno, con la chiusura degli uffici, ho perso 600 ore di lavoro. Speriamo in una ripresa».