Voleva uccidere più persone possibile: per Michele Bordoni l’accusa è strage

Rischia l’ergastolo il giovane che si è lanciato con l’auto contro i pedoni

L'auto del giovane Michele

L'auto del giovane Michele

Sondrio, 12 dicembre 2017 - Non più tentato omicidio plurimo, ma strage: questa la pesante accusa mossa nei confronti di Michele Bordoni, il 27enne di Poggiridenti che sabato pomeriggio è piombato nell’area pedonale di piazza Garibaldi a Sondrio e ha investito quattro persone, di cui una, una donna di 44 anni di Bergamo, è ancora ricoverata in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale cittadino. Un’accusa senza precedenti in provincia di Sondrio, ma che a livello tecnico potrebbe reggere. Il reato 422 del Codice penale, che disciplina appunto l’ipotesi di strage, recita: «Chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 285, al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità è punito (...) se dal fatto deriva la morte di una sola persona con l’ergastolo. In ogni altro caso si applica la reclusione non inferiore a quindici anni».

A far propendere il procuratore capo di Sondrio, Claudio Gittardi, e il sostituto Stefano Latorre per un’ipotesi di reato più grave è stata la convinzione che il giovane avesse tutte le intenzioni di investire più persone possibile. «Sono un illuminato, e ho fallito» questa la delirante frase pronunciata al momento dell’arresto. Della modifica del capo di imputazione è stato informato nella tarda mattinata di ieri il legale che difende Bordoni, l’avvocato Francesco Romualdi, che si sta preparando per l’interrogatorio in programma oggi alle 9.30 davanti al Gip Carlo Camnasio. Nel frattempo, Michele Bordoni ieri mattina ha potuto incontrare il suo avvocato, che al momento non si sbilancia più di tanto. «Dopo l’interrogatorio valuteremo il da farsi – si limita a dire -. Stamattina finalmente sono riuscito a incontrare il mio assistito, quindi non ho presentato un esposto alla Procura generale come volevo fare domenica visto che non avevo ancora ricevuto risposta alla richiesta di un incontro e nemmeno la notifica dell’arresto». Il prossimo passo sembra scontato: la richiesta di una perizia psichiatrica