Ardenno, semilibertà al killer della cava: Donald fatto a pezzi. La sorella: "Ho paura"

A 13 anni dall’omicidio di Sacchetto il suo assassino potrebbe tornare a frequentare il paese. La sorella Loana: "La sola idea di poterlo incontrare mi sconvolge e mi spaventa"

La cava dove fu trovata la vittima Donald Sacchetto (in alto), sotto la sorella

La cava dove fu trovata la vittima Donald Sacchetto (in alto), sotto la sorella

Ardenno (Sondrio), 12 ottobre 2022 - «È come se mio fratello Donald venga ucciso una seconda volta. Abbiamo saputo, infatti, che il suo assassino, Simone Rossi, dopo avere scontato solo 13 anni, si appresta a tornare in Valtellina per trascorrere le vacanze di Natale con la sua famiglia, ad Ardenno, e magari concedersi qualche sciata e poi, in un secondo momento, sarà trasferito nel carcere di Sondrio godendo della semilibertà così da potere lavorare, poco più avanti, nell’impresa edile del fratello. La sola idea che, presto, io e mio padre Livio lo potremmo incrociare in una via del paese mi sconvolge e mi spaventa".

L'ultima sera di Donald 

A parlare, nello studio dell’avvocato Carla Mango a Sondrio, è Loana Sacchetto, 50 anni, che quando suo fratello venne fatto a pezzi, la sera del 16 maggio 2009, abitava a Pedemonte, frazione di Berbenno. "Quella maledetta sera Donald era nella casa di un compaesano per festeggiare con altri amici il 36° compleanno - racconta la donna, operaia cartotecnica in una ditta di Talamona -. Si aggregò anche Rossi, oggi 36enne, non amico, ma semplice conoscente di Donald. Poi la comitiva si trasferì in un bar del paese. A un certo punto Donald, rivolgendosi a Simone, gli disse: “Guarda che io non so nulla di quello che mi stai dicendo“. E lui pretese di spostarsi altrove in auto per continuare la discussione, senza che gli altri sentissero.

Delitto atroce: il corpo della vittima nel tritasassi

Arrivati alla cava della famiglia Rossi, sparò alla nuca di mio fratello, colpendolo da dietro, davanti all’ingresso del deposito di sabbia. Coprì il corpo con una coperta, lo nasconde, provvedendo poi a fondere la pistola. Tornò in azienda la mattina dopo, alle 7, per bruciare il cadavere con la benzina, ma l’impresa non gli riescì bene e allora avviò la macchina tritasassi e lo face a pezzettini, mischiandolo alla sabbia caricata sui camion. Un cane addestrato troverà un piccolo frammento di cranio nella cava, gli altri miseri resti ci vennero restituiti in un recipiente grande come un bicchiere. Abbiamo poi dovuto attendere cinque anni prima di procedere con le esequie e la tumulazione".

La condanna

Rossi, condannato a 32 anni a Sondrio, poi scesi a 30, ha scontato una parte della pena a Monza e Opera, poi è stato trasferito nella struttura specializzata in lunghe pene di Porto Azzurro. All’Elba, nel percorso di recupero e reinserimento, ha conseguito un secondo diploma e partecipato ad alcuni corsi di formazione. Nell’estate 2021 è stato autorizzato al lavoro all’esterno del penitenziario, prima in una cucina di un albergo, ora come geometra. Dall’agosto 2022, inoltre, ha la possibilità di uscire dalla mattina alla sera per 4 giorni al mese, senza dovere andare a lavorare. "Non mi sembra giusto - aggiunge Loana - che abbia scontato così pochi anni per un orribile omicidio. Donald faceva il saldatore di tubi del metano in Austria. Tornò per il compleanno e fu ammazzato". "Pur credendo fortemente nella funzione rieducativa lascia perplessi - afferma l’avvocato Carla Mango - che dopo soli pochi anni in carcere, per un delitto efferato, si possa già parlare di semilibertà, la cui concessione da parte del magistrato di Sorveglianza richiede una valutazione dei precedenti penali del soggetto, del comportamento anteriore al periodo di carcerazione, nonché di quello tenuto dal reo durante la carcerazione, oltre a considerare la sussistenza delle condizioni per il reinserimento graduale del condannato nella società. E poi va rammentato che il Rossi sconterebbe la semilibertà ad Ardenno, un piccolo paese in cui risiede il padre della vittima e nelle vicinanze degli altri familiari dell’ucciso".