Appalti pilotati in Valtellina, spese gonfiate per gli “amici”

Scandalo Secam, i dipendenti infedeli aumentavano le ore lavorate

Gli investigatori della Mobile portano via materiale dagli uffici della Secam (Anp)

Gli investigatori della Mobile portano via materiale dagli uffici della Secam (Anp)

Sondrio, 12 luglio 2018 - Appalti modificati a piacimento, assegnati direttamente alle ditte che in cambio corrispondevano regalie; offerte elaborate ad hoc per aggiudicarsi la gara; spese gonfiate in modo che le ditte appaltatrici potessero incassare più denaro. Sono le circostanze per cui sono state elaborate le accuse per i tre funzionari della Secam, Amerigo Piasini, Daniele Bormolini e Diego Samaden e una serie di imprenditori: Achille Gusmerini (amministratore unico di EdilGa di Berbenno), Pietro e Pierlorenzo Della Bona (della Della Bona costruzioni di Tirano) e Mauro Vannini, Armando Maria Gilardi e Sergio Liccardo, di fuori provincia. Tutti e nove sottoposti ad arresti domiciliari. I reati formulati dalla Procura e dalla polizia di Stato di Sondrio sono turbativa d’asta, corruzione, truffa e peculato. E si riferiscono a 16 gare d’appalto truccate, due episodi di truffa aggravata, otto di corruzione e due di peculato.

Le vicende elencate per la richiesta della misura cautelare risalgono a un periodo compreso tra il 2014 e il 2016. In certi casi, stando all’accusa, i funzionari avevano aiutato gli imprenditori nel creare artificiosi aumenti del numero di ore lavorate: per esempio, attraverso alcune fatture analizzate dagli inquirenti, erano 77 le ore maggiorate. In un’altra circostanza era stata falsificata la contabilità, così ha riferito il procuratore Claudio Gittardi, facendo risultare un numero di ore lavorate e anche un numero di operai maggiori al reale, creando un ingiusto profitto di 3mila euro alla ditta appaltatrice e un danno a Secam. Nella primavera 2016 un funzionario e un imprenditore si erano accordati sul contenuto del bando di gara. Accordi (più d’uno quelli scoperti) che, dalle intercettazioni, avvenivano anche a tavola, al ristorante. E a pagare, anche in quel caso, era Secam. Il tutto in cambio di “mazzette”.

«Dei 26 indagati a vario titolo nel giro di appalti truccati con al centro la multiservizi Secam, 9 sono stati destinatari della misura degli arresti domiciliari – ha detto il questore Gerardo Acquaviva –. Sono state 19 le perquisizioni domiciliari, oltre a quella nella sede della Secam, con l’acquisizione di molto materiale che dev’essere analizzato. Altri elementi scaturiranno presumibilmente dagli interrogatori di garanzia e con quelli sarà possibile procedere nell’indagine e eventualmente rafforzare il quadro probatorio, già impostato con le prove raccolte». Materiale recuperato con metodi tradizionali e grazie anche a intercettazioni attraverso cui si è risaliti anche alle mazzette, alcune di cifre consistenti, dato che avevano spinto uno degli indagati a lamentarsi delle banconote di grosso taglio, ovvero da 500 euro. E ha concluso: «Le operazioni hanno riguardato sei persone residenti a Sondrio o nella provincia e tre a Lecco, Napoli e Firenze. La persona che doveva essere sottoposta ai domiciliari a Lecco è stata individuata in Sardegna dove si trovava in ferie, mentre le altre si trovavano nelle città di domicilio. Per questo voglio ringraziare i colleghi della polizia delle altre città che ci hanno dato un mano».