Appalti truccati in Valtellina, 9 ai domiciliari: pilotate 16 gare. Ecco i dettagli

Arrestati tre dipendenti della società pubblica Secam, imprenditori valtellinesi e di fuori provincia

Investigatori della Mobile fuori dagli uffici Secam

Investigatori della Mobile fuori dagli uffici Secam

Sondrio, 11 luglio 2018 - In qualità di funzionari della Secam avevano ricevuto «mazzette» in cambio dell’assegnazione degli appalti ai «soliti amici» di aziende operanti in settori tra cui taglio erba, sgombero neve e forniture di mezzi. Il «sistema», contestato dalla Procura di Sondrio e dalla Polizia di Stato, ha fatto finire 9 persone agli arresti domiciliari, notificati ieri, per reati quali turbativa d’asta, corruzione, truffa e peculato. Ieri sono state eseguite anche le perquisizioni volte a raccogliere nuovo materiale probatorio. Ventisei sono, nel complesso, gli indagati a vario titolo nella inchiesta denominata «Green».

Tra questi, destinatari della misura degli arresti domiciliari sono: Amerigo Piasini, Daniele Bormolini e Diego Samaden, i tre funzionari della società partecipata; e gli imprenditori: Achille Gusmerini (amministratore unico di EdilGa di Berbenno), Pietro e Pierlorenzo Della Bona (della Della Bona costruzioni di Tirano) e Mauro Vanini, Armando Maria Gilardi e Sergio Liccardo, di fuori provincia. L’impianto accusatorio, costruito grazie alle indagini della Squadra Mobile della Polizia di Stato coordinate dal Procuratore della Repubblica, Claudio Gittardi, e dal sostituto Stefano Latorre, si regge su svariati episodi, risalenti a un periodo compreso tra il 2014 e il 2016. Sedici gare complessivamente condizionate nel loro svolgimento attraverso accordi, 2 truffe aggravate ai danni di Secam, 8 episodi di corruzione e 2 ipotesi di peculato («perché i funzionari sono qualificati come pubblici ufficiali, essendo la società parzialmente pubblica e gestendo appalti per enti pubblici», secondo lo stesso Gittardi). Inoltre è considerato reato l’utilizzo di fondi della Secam per pagare conti al ristorante. Stando a quanto raccolto dagli inquirenti, in 24 mesi i pubblici ufficiali avrebbero ricevuto favori o mazzette, alcuni da qualche migliaio di euro e altri di cui non si è riusciti a ricostruire completamente il valore.

Sicuramente, in certi casi, le cifre non sono state irrisorie, dato che avevano spinto uno dei presunti corrotti a lamentarsi delle banconote di grosso taglio (da 500 euro, ndr.). Anche le aste erano di vario valore (tra i 10mila e i 150mila euro). L’operazione ha preso le mosse dai controlli sulle attività personali di un imprenditore finito nel mirino degli agenti della Questura cittadina. Era venuto, così, a galla il rapporto con il dipendente di Secam a cui ha fatto seguito, a domino, tutta la serie di episodi contestati. «Il quadro che emerge è di accordi reiterati (che si temeva potessero protrarsi) tra i gestori degli appalti e le società privilegiate. Tutto ciò turba anche il principio della concorrenza», ha spiegato Gittardi. E ha aggiunto, di concerto con il questore Gerardo Acquaviva, soddisfazione per il lavoro svolto, che dimostra la grande professionalità delle risorse presenti in provincia, determinando una crescita continua di polizia giudiziaria e magistratura.