"Aperti per sopravvivere o chiudere per sempre"

Ghisla della FIPE "È un momento delicato. Migliaia di persone . resteranno senza lavoro"

FIPE

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Rimanere aperti per sopravvivere e non chiudere per… sempre! Questa la disperata richiesta di molti esercenti del settore della ristorazione che, viste le nuove e imminenti misure previste per contenere la nuova ondata di Covid 19, vedono un futuro nero. Nerissimo. E senza ristori alcuni di loro rischiano di non farcela, di dover abbassare le serrande e di non aprire più perché quando un’attività chiude poi difficilmente riapre. Questo avrà ripercussioni gravissime anche in provincia di Sondrio perché se chiudono bar e ristoranti, restano a casa disoccupati anche cuochi, camerieri, barman e via dicendo. "È un momento difficilissimo, più passa il tempo e più le attività della ristorazione sono in difficoltà – dice Piero Ghisla, presidente provinciale FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi dell’Unione Commercio, Turismo e Servizi) -, molti esercenti non ce la fanno veramente più, stanno raschiando il barile. E se dovessero chiudere sarebbe un disastro assoluto anche per i dipendenti che rimarrebbero inevitabilmente a casa. Stiamo parlando di migliaia di persone…". In zona arancione i bar e i ristoranti possono effettuare solo attività d’asporto. "Con l’asporto non si va da nessuna parte, rappresenta per gli esercenti una piccola, piccolissima, entrata che non permette di certo di rimanere a galla. In molti chiedono, seppure con tutte le limitazioni del caso, di poter lavorare per sopravvivere e non scomparire. E nel nuovo DPCM i gestori dei bar sono penalizzati dal dover chiudere alle 18. Una misura voluta per evitare i cosiddetti assembramenti da movida ma che non ci convince assolutamente perché i ragazzi si approvvigionano di bevande nei minimarket o in altre strutture e poi le consumano tutti insieme in gruppo".

Fulvio D’Eri