Anniversario alluvione, progetti mirati contro le calamità

Era l'estate del 1987 quando la provincia fu devastata

Un'immagine dell'alluvione

Un'immagine dell'alluvione

Talamona, 25 giugno 2017 - Quest'anno ricorre il 30° anniversario dell’alluvione che devastò la nostra provincia nell’estate del 1987. «L’anniversario di quella terribile disgrazia non poteva non riportare l’attenzione sui rischi del dissesto idrogeologico – ha ricordato Christian Borromini, presidente della Comunità montana di Morbegno - in particolare sull’area, da sempre soggetta ad alluvioni, del conoide del Tartano che, con il completamento della statale 38, previsto entro sei mesi, diventerà uno snodo fondamentale per la nostra provincia». Per tale motivo il sindaco di Talamona, Fabrizio Trivella, coinvolgendo l’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Como, Lecco e Sondrio, l’Ordine dei geologi della Lombardia e quello degli ingegneri della provincia di Sondrio e col patrocinio della prefettura, della Regione, della Provincia di Sondrio, di Bim, della Cm di Morbegno, del Consiglio nazionale degli ingegneri e della Consulta regionale ordini ingegneri Lombardia ha organizzato ieri un convegno scientifico dal titolo “Eventi alluvionali del 1987 in Valtellina - Il caso di Talamona: da catastrofe a opportunità territoriale”. 

Ed è proprio Trivella a ricordare come «l’alluvione dell’87 ha segnato profondamente il nostro territorio e la nostra sensibilità nei confronti delle calamità naturali. Abbiamo organizzato questo convegno per far sì che quella sensibilità possa arrivare agli organismi sovracomunali, per ricordare che solo con la cura del territorio si possono prevenire tali catastrofi». Lucica Bianchi, assessore alla Cultura e all’istruzione di Talamona ha sottolineato come «il convegno ha trattato il dissesto e la tutela del territorio sapendo che, con l’arrivo della statale 38, il Tartano si offrirà, a turisti e visitatori, come porta per la Valtellina» definita da Borromini come «il nostro fiore all’occhiello». Tanti gli ospiti del convegno che hanno affrontato le cause che portarono al disastro dell’87 – che causò 53 morti e 2mila milioni di euro di danni – e che hanno discusso sui metodi migliori per prevenire i rischi di dissesto idrogeologico.

Al proposito Tiziana Stangoni ha ricordato che «noi addetti ai lavori abbiamo il dovere di lavorare tutti insieme, mettendo in comune le nostre rispettive competenze, in modo da avere sempre sott’occhio una visione d’insieme della situazione idrogeologica della Valtellina». L’ingegnere Amos Baggini ha aggiunto che «in questi anni si è avuta un’evoluzione pazzesca delle conoscenze a nostra disposizione. Oggi abbiamo una mappatura estremamente dettagliata e quindi è nostro dovere creare progetti mirati, pensati appositamente per il territorio, in modo da garantire sicurezza e viabilità a tutta la nostra provincia».