Accoglienza nonostante il Covid, a Bergamo 140 test in due giorni

L’Ats ha rafforzato i controlli, nel Paese dell’Est solo il 36% della popolazione ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino

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Fuggono dalla guerra che sta devastando la loro patria, ma devono anche fare i conti con l’emergenza Covid. E con i profughi ucraini devono affrontare l’emergenza sanitaria anche i Paesi che li ospitano. Per quanto riguarda la Bergamasca, la situazione da questo punto di vista è abbastanza sotto controllo. I cittadini ucraini che vivono già sul territorio orobico - la comunità ucraina della Bergamasca è tra le più grandi d’Italia - hanno una copertura vaccinale elevata, sostanzialmente analoga a quella dei cittadini italiani. È quanto emerge da una rilevazione del Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats di Bergamo. Spiega Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale: "Solo il 14,4% dei soggetti presenti non ha intrapreso alcun percorso iniziale di vaccinazione anti-Covid. Un dato che è sovrapponibile a quello dei cittadini bergamaschi (13%) e rappresenta, dunque, un indicatore di rilievo sull’ottima sensibilità e attitudine dei cittadini ucraini verso la vaccinazione". Nel dettaglio, spiega l’Ats di Bergamo, su 4.823 cittadini in età vaccinabile (cioè al di sopra dei 5 anni), 152 (ovvero il 3,2%) hanno solo la prima dose. Altri 1.057 (il 31,2%) hanno invece la seconda dose e hanno così completato il ciclo vaccinale primario, in 2.470 (il 51,2%) hanno invece ricevuto anche la terza dose. In altri termini, l’85,6% degli ucraini residenti nella città di Bergamo ha ricevuto almeno una dose di vaccino: si tratta soprattutto di donne, molte delle quali impiegate nei servizi di cura alla persona.

Non hanno aderito alla campagna vaccinale in 894, il 14,4% degli ucraini residenti nel capoluogo orobico oltre i 5 anni di età. La sfida ora è garantire la tutela sanitaria - in primis la vaccinazione - per chi scappa dalla guerra e arriva a Bergamo per trovare riparo. Nel Paese dell’Est europeo la performance è infatti decisamente più bassa. Troppo bassa. "Solo il 36,19% della popolazione ucraina è vaccinata con almeno una dose in patria - sottolinea Alberto Zucchi -. Pertanto questo è, mediamente, quanto dovremmo riscontrare tra gli arrivi umanitari nei prossimi giorni. D’altra parte il sistema sanitario territoriale ha organizzato modalità di accoglienza finalizzate a verificare la situazione dei singoli e proporre loro la vaccinazione, anzitutto quella anti-Covid".

In due giorni sono stati effettuati 140 test ed è risultato un solo caso di positività, gestito in isolamento domiciliare. Oltre ai vaccini con accesso libero, l’Ats garantisce con le tre Asst (Papa Giovanni, Bergamo Est e Bergamo Ovest), circa 250 visite alla settimana, che possono essere incrementate secondo la necessità che si presenteranno da qui alle prossime settimane con l’arrivo dei profughi. Michele Andreucci