Chiavenna, ginecologo assolto: "Il mio fu un arresto spettacolare"

Spellecchia: "Voglio tornare al più presto al lavoro in ospedale". Era stato accusato di abusi sessuali da alcune pazienti

Il dottor Domenico Spellecchia dopo la sentenza

Il dottor Domenico Spellecchia dopo la sentenza

Chiavenna (Sondrio), 14 giugno 2018 - Il suo primo pensiero è andato alla famiglia, subito dopo al lavoro, al desiderio di ritornare al più presto nell’ospedale dove ha lavorato per più di un quarto di secolo facendo nascere quasi diecimila bimbi. Ieri l’ex primario di Ginecologia a Chiavenna, si è svegliato da uomo libero dopo l’assoluzione, decisa dai giudici di Sondrio, con formula piena dall’accusa di aver abusato di 18 sue pazienti. E ora ha voglia di raccontare il suo incubo, iniziato il 3 dicembre 2014, «alle 10.30, nel pieno di una seduta operatoria – precisa -. Con un’azione spettacolare e umiliante sono stato portato dall’ospedale a casa, a Chiavenna, a piedi lungo le strade principali, attorniato da un drappello di poliziotti. Quello stesso giorno, ancor prima che arrivassi a casa a Milano, trasportato da tre poliziotti per gli arresti domiciliari, la direzione dell’ospedale aveva già inoltrato a 70 testate giornalistiche e televisioni un comunicato stampa con il mio nome e cognome e capo d’accusa, in barba al codice etico. Da quel giorno sono iniziati un processo e un’aggressione mediatica». Sono stati tre anni e mezzo duri per Spellecchia, che alla lettura della sentenza è rimasto quasi impassibile, per poi, però, lasciarsi andare a un racconto commosso di quello che ha passato.

«Mia moglie mi è sempre stata vicino – ha raccontato, grato – nonostante abbia subito una fase molto triste e di depressione, come del resto anche i miei figli. Ci sono stati momenti davvero brutti, e quello peggiore, in assoluto, quando mio figlio di 13 anni è venuto a raccontarmi con dolore che una compagna di banco gli aveva chiesto se fosse figlio di quel medico accusato di cose terribili, e lui aveva negato. Mi sono sentito quasi ripudiato da mio figlio, ma ho capito che lui doveva difendere se stesso. È stato molto triste per tutti». E ora Domenico Spellecchia, 58 anni pochi giorni fa, guarda al futuro: «Ribadirò alle mie pazienti che ci sono e che ho la chiara intenzione di tornare in ospedale a Chiavenna a riprendere a fare quello che ho sempre fatto. Voglio riportare quello che in tutti questi anni è mancato, con la disperazione delle pazienti che non avevano più nessun riferimento sul territorio, questo io ero per loro».