A processo per strage a Poggi "Appiccò il fuoco per uccidere"

Ieri la prima udienza in Assise a carico di un 48enne di Teglio che avrebbe voluto vendicare gli abusi subiti dalla compagna

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Il dottor Carlo Camnasio in Tribunale.

di Michele Pusterla

Si è aperto ieri in Corte d’Assise (presidente Carlo Camnasio e a latere Francesca Roncarolo, più 6 giudici popolari) il processo per l’imputazione di strage, esercizio arbitrario delle proprie ragioni e inosservanza alla misura di prevenzione del questore, a carico di Gianluca Feliziano Mattioli, 48 anni, in carcere, di Teglio.L’uomo, con la sua compagna, Alessia De Bernardi, assistita dall’avvocato Alice Dell’Andrino, classe ’88 la quale sarà giudicata con rito abbreviato in altro processo, è accusato di avere raggiunto a Poggiridenti, tra le 22.30 e le 23.30 del 13 marzo di un anno fa, l’abitazione di Maurizio Mottolini e del di lui figlio Michael con l’intento di parlare con loro. E alla risposta del genitore che il figlio non era in casa, Mattioli, su tutte le furie, avrebbe gridato al padre: "Io ti impicco, ti ammazzo. Vengo su, mi arrampico sulla grondaia, vieni fuori se sei un uomo. Vi ammazzo, scendete tutti e due...". E, un paio di giorni dopo, attorno alle 22.40, secondo le indagini e le testimonianze raccolte dai carabinieri del Nucleo operativo di Sondrio, i due imputati sarebbero tornati a Poggi e il Mattioli, quale esecutore materiale, con all’interno la famiglia, avrebbe "cosparso di materiale infiammabile la parte antistante, il ballatoio del portone d’ingresso, il contatore e la conduttura del gas posti all’esterno dello stabile - si legge nel capo d’imputazione firmato dal pm Elvira Antonelli - utilizzando inneschi artigianali cui appiccava il fuoco al fine di uccidere quanti si trovavano all’interno, compiendo così atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità". Il movente ? Farsi giustizia da sè, in quanto il figlio delle parti civili avrebbe, pochi giorni prima, abusato della De Bernardi, circostanza da lui respinta. Ieri ascoltati in aula i suoi genitori e l’avvocato Giuseppe Romualdi, difensore del principale imputato, ha chiesto come fosse stato spento il rogo e chi l’avesse appiccato. "L’ho spento con uno straccio. Non ho visto chi fuggiva con lo scooter dopo le fiamme".