A processo per le violenze La Cassazione: tutto da rifare

ll ginecologo Spellecchia prima condannato e poi assolto: "Il mio calvario non ha fine"

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di Michele Pusterla

La terza sezione di Cassazione su ricorso ordinario degli avvocati del dottor Domenico Spellecchia, ex primario del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Chiavenna, avverso la sentenza di condanna a sei anni per l’ipotesi di violenza sessuale ai danni di alcune pazienti del professionista ha annullato la sentenza impugnata con rinvio per un nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d’Appello di Milano. Alla quale il dottore, dunque, si presenterà con la sentenza d’assoluzione pronunciata in primo grado dai giudici del Tribunale di Sondrio, al termine delle indagini all’epoca condotte dalla Squadra Mobile della questura sondriese e coordinate dal sostituto procuratore Luisa Russo. L’iter giudiziario, pertanto, non è ancora concluso, ma come ha dichiarato l’altro giorno il medico "mi sento un poco risollevato".

"Certamente questo percorso giudiziario, fatto di interrogatori, udienze, una condanna, processi ha toccato profondamente me dal punto di vista umano, personale e professionale, e soprattutto ha toccato i miei affetti nella mia famiglia oltre alle tante persone che mi conoscono e che mi hanno conosciuto in tutti questi anni - dichiara il dottor Domenico Spellecchia, originario di Avellino, residenza nel Milanese ma che da anni era di casa a Chiavenna -. Ho provato sulla pelle la vergogna dell’innocenza, motivo per il quale da quasi otto anni non ho più attraversato le strade di Chiavenna. Vivo sostanzialmente all’interno dello studio dove lavoro dalla mattina alla sera".

Ai tempi del dibattimento svolto nel capoluogo valtellinese ci fu anche una sorta di Comitato spontaneo, fatto di donne, mariti e fidanzati, che davanti a Palazzo di giustizia manifestò con striscioni la propria solidarietà e vicinanza al medico finito sotto accusa, credendo pienamente nella sua innocenza. Poi certificata dalla sentenza di primo grado.

Ma c’è un’altra considerazione che il camice bianco vuole fare: "E non da ultimo mi viene da riflettere sull’enorme quantità di denaro che ho dovuto mettere a disposizione per potermi difendere da accuse ingiuste e pretestuose. Dopo una vita di lavoro e di risparmi per cercare di dare un futuro solido alla mia famiglia, ho dovuto utilizzare ingenti risorse per potermi difendere, con avvocati in gamba, da accuse inventate.

So che il percorso non è ancora finito, è solo una battaglia vinta, ma ad oggi io ho una sentenza di totale assoluzione e quello che accadrà all’appello bis di Milano dovrà certamente fare i conti con il dispositivo e la motivazione dei giudici della Suprema Corte di Roma".