Sondrio, 24 gennaio 2014 - L’ex sindaco di Dubino Stefano Barri e l’imprenditore Giordano Valena di Dubino, titolare di una segheria, hanno patteggiato davanti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, Gianmarco De Vincenzi. All’ex primo cittadino è stata applicata la pena a due anni, nove mesi e sei giorni di reclusione, è stato dichiarato interdetto dai pubblici uffici per il periodo di due anni e otto mesi, e il Gip ha deciso la confisca di 60mila euro.

L’imprenditore, invece, ha patteggiato un anno, due mesi e diciotto giorni di reclusione, pena sospesa, e la confisca di 4mila euro. Per loro, quindi, l’iter processuale si è già concluso, mentre per gli altri sei imprenditori finiti nella rete degli investigatori il processo è iniziato settimana scorsa con rito immediato, si tornerà in aula a maggio. Il primo a finire nella rete dei poliziotti della Polizia giudiziaria del Tribunale è stato Barri, bloccato subito dopo aver ritirato da un compaesano, Rino Contessa, una bustarella da 5 mila euro. La trappola è scattata nella serata del 30 maggio del 2013, quando l’imprenditore aveva concordato la consegna del denaro col pubblico amministratore, non prima di avere avvisato gli inquirenti.

«Mi ha chiesto i soldi - aveva spiegato l’ingegner Carlo Contessa, studio in paese - in relazione a un terreno di proprietà di mio fratello, connesso alla trasformazione dello stesso nel Pgt.  Abbiamo deciso di informare la polizia e così è stato arrestato in flagranza, mentre ritirava il denaro da mio fratello». Da lì partì tutto e, grazie anche alle ammissioni fatte dallo stesso Barri, che dopo più di un mese lasciò il carcere di Monza e ottenne gli arresti domiciliari in Toscana, venne scoperchiato il «vaso di Pandora». Gli agenti della Questura dopo meno di due mesi, il 24 luglio scorso, hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare all’obbligo di dimora nei confronti di altrettanti imprenditori.

Nei guai sono finiti oltre a Valena anche Marco Cerati di Colico, proprietario di una ferramenta a Piantedo; Paolo Trussoni, che guida l’impresa familiare per la commercializzazione di bibite e vini; l’imprenditore edile di Rogolo, Camillo Ferrè (consigliere di minoranza in paese dove fu candidato sindaco); quello di Traona Silvio Bonacina (anch’egli consigliere ma di maggioranza), che lavora nel settore dei carburanti; il morbegnese Gianluigi Zecca dell’omonima impresa di prefabbricati di Cosio Valtellino; infine il valtellinese Enio Bigiolli, residente in provincia di La Spezia. Tutti sono accusati di corruzione. In sostanza, secondo la Procura, gli imprenditori si sarebbero offerti di pagare adeguatamente il sindaco per i suoi, chiamiamoli così, servigi. Servigi che puntavano sostanzialmente ad un unico scopo, quello di modificare e indirizzare a loro piacimento il Piano di governo del territorio.