Sondrio, 21 novembre 2013 - Si avvia verso la conclusione il processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Brusio, vittime i coniugi Gianpiero Ferrari e Gabriella Plozza, barbaramente uccisi in Svizzera, a pochi chilometri dal confine italiano. La sentenza è attesa per la prossima primavera, ma siamo ormai alle battute finali e la fase istruttoria è vicina alla fine. In un primo calendario ipotizzato, sono state fissate udienze fino a metà febbraio, ma tutto può ancora essere cambiato.

«Siamo all’ultimo chilometro, anche se in salita». Ha affermato il presidente della Corte, Pietro Della Pona, ieri in apertura. Quella di ieri, tra l’altro, è stata un’udienza “a rilento”. Tre dei quattro testi convocati dall’’avvocato Rossella Sclavi, che difende il moldavo Ruslan Cojocaru, non si sono presentati, pare che abbiano ricevuto la convocazione solo il giorno prima dell’udienza.

Solo uno si è presentato, un’audizione di pochi minuti nel corso del quale ha raccontato di aver incontrato Ferrari la mattina del delitto al bar che frequentava la vittima. A parte la breve testimonianza, la Corte ieri ha voluto affrontare alcune questioni ancora in sospeso, come la testimonianza dell’autotrasportatore poschiavino Sergio Paganini, arrestato e poi rilasciato in Svizzera dove è ancora indagato, che ha richiesto alla Procura una sorta di lasciapassare per venire nel capoluogo valtellinese a testimoniare.

Procura che non può certo garantire il lasciapassare, ma che ha assicurato che su di lui non pende alcun ordine di arresto, né richieste in tal senso, pur confermando, come emerso nel corso dell’ultima udienza, che risulta co-indagato assieme al valtellinese Ezio Gatti per i reati di concorso nel duplice omicidio aggravato dall’efferatezza, detenzione illegale e porto illegale di armi da sparo. L’uomo riceverà quindi per iscritto tutte le rassicurazioni del caso e potrà venire in Italia per testimoniare.

Anche perché, comunque, trattandosi di un cittadino svizzero accusato di aver ucciso in territorio elvetico due suoi connazionali, difficilmente potrebbe essere giudicato in Italia, e solo se il Ministro della Giustizia italiana lo ritenesse un caso di rilevanza nazionale. Il Tribunale di Sondrio si è anche espresso sulla richiesta di sentire l’avvocato della famiglia dei coniugi Ferrari.

Il loro legale intende avvalersi del segreto professionale, ma le difese lo vogliono sentire, perché potrebbe riferire di una lista di nomi consegnata agli inquirenti elvetici nella quale verrebbero indicate persone che avrebbero avuto conti in sospeso con le vittime e, quindi, possibili piste mai indagate. L’avvocato ha ricevuto anche una lettera minatoria: «Tu sarai il prossimo», firmato “I bulgari”. La Corte ha deciso di ammettere la testimonianza dell’avvocato, ma solo per fatti estranei al vincolo fiduciario. Si torna in aula il 4 dicembre.

di Susanna Zambon