Dubino, 28 luglio 2013 - Seconda e ultima tranche di interrogatori ieri mattina per gli imprenditori colpiti da ordinanza di custodia all’obbligo di dimora con l’accusa di corruzione per quello che ormai è stato ribatezzato il «sistema Dubino». Ieri davanti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, Fabio Giorgi, sono sfilati l’imprenditore edile di Rogolo, Camillo Ferrè (consigliere di minoranza in paese dove fu candidato sindaco), quello di Traona Silvio Bonacina (anch’egli consigliere ma di maggioranza), che lavora nel settore dei carburanti, e il morbegnese Gianluigi Zecca dell’omonima impresa di prefabbricati di Cosio Valtellino.


Interrogatori finiti, manca all’appello solo il valtellinese Enio Bigiolli, che sarà invece interrogato su delega a La Spezia nella cui provincia risiede. Questa ultima udienza non si è ancora svolta, da quanto appreso, ma difficilmente Bigiolli deciderà di rispondere alle domande non trovandosi nemmeno davanti al Gip che ha firmato l’ordinanza. E anche ieri, esattamente come accaduto la mattina prima, quando davanti al Gip sono stati chiamati gli altri tre indagati (Marco Cerati di Colico, proprietario di una ferramenta a Piantedo, assistito dagli avvocati Roberta Cerati, sorella, e da Francesco Romualdi; Giordano Valena di Dubino, titolare di una segheria, difeso dall’avvocato Fabio Scinetti; e Paolo Trussoni, che guida l’impresa familiare per la commercializzazione di bibite e vini, assistito dall’avvocato Franco Del Curto), due dei tre imprenditori si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

«Ci riserviamo di chiarire la posizione - ha affermato infatti al termine dell’udienza-lampo l’avvocato Elisa Magnani - e di rispondere alle domande degli inquirenti più avanti, non appena avremo potuto visionare per bene tutti gli atti. Per il momento abbiamo deciso di avvalerci della facoltà di non rispondere».
Stesso discorso anche per Camillo Ferrè, assistito dall’avvocato Maurizio Gerosa, che ha fatto scena muta davanti al Giudice Giorgi e in pochi minuti è uscito dall’aula al piano terra di Palazzo di Giustizia dove si tenevano le udienze.

Ha parlato, invece, Gianluigi Zecca, che è difeso dall’avvocato Massimo Pozzi. Entrato in aula evidentemente teso e preoccupato, quando è uscito aveva l’espressione più rilassate e tranquilla, come se si fosse tolto un grande peso. «Ho risposto alle domande del giudice - ha affermato all’uscita dal Tribunale - e sono sereno, certamente questa situazione sarà chiarita, non ho dubbi e sono assolutamente tranquillo».