di Paride Dioli

Sondrio, 25 marzo 2013 — Un carcere piccolo, che scoppia: con 47 reclusi, stipati nei 27 posti regolamentari, la Casa Circondariale di Sondrio presenta un tasso di affollamento elevatissimo, attorno al 174%. Sono questi i dati salienti e decisamente preoccupanti raccolti da Francesco Racchetti, Garante dei diritti delle persone private della libertà, che sono stati illustrati nel corso dell’ultimo consiglio comunale del capoluogo valtellinese.

I detenuti sono in prevalenza giovani: più della metà sono sotto i 40 anni e solo 5 superano i 60. Gli stranieri sono 14, pari al 30% circa. In queste condizioni l’aspetto rieducativo dovrebbe essere preminente rispetto a quello legato alla custodia. Invece ciò non accade perché «la Casa Circondariale di Sondrio - sottolinea il Garante - è da lunghissimo tempo priva di un Direttore residente, essendo affidata in reggenza al Direttore di Varese che ricopre anche la direzione del carcere di Busto Arsizio. Tale situazione non è priva di conseguenze. La funzione del Direttore svolge un fondamentale ruolo di baricentro e mediazione tra Polizia Penitenziaria, area educativa, detenuti, familiari, operatori sanitari, volontari e tutte le altre persone che, a vario titolo, svolgono la loro attività in carcere».

Queste considerazioni valgono soprattutto per la tipologia dei detenuti in larga percentuale tossicodipendenti ed alcool-dipendenti che, già al momento della carcerazione, appartengono ad aree di forte disagio. Il personale è costituito da 25 unità compreso il Comandante, «un numero assolutamente insufficiente - conclude Racchetti - a garantire la sicurezza e le condizioni di legalità all’interno dell’Istituto, partecipare alle attività di osservazione e trattamento rieducativo dei detenuti, effettuare traduzioni e piantonamenti. Gli spazi sono molto ridotti: l’edificio risale al 1910».