Teglio, 23 gennaio 2012 - Parla di «personaggi spregiudicati che mettono sotto i piedi la storia in nome dei numeri», di battaglia improbabile in nome della cultura e della storia, di tragicomica guerra del pizzocchero, l'intervento inviatoci da Michele Corti, 56enne docente milanese di Sistemi zootecnici e pastorali montani presso l'Università degli studi di Milano, ex assessore regionale all'Agricoltura, pubblicato interamente sul suo sito internet www.ruralpini.it.
Un attacco durissimo al "sistema Valtellina", ad amministratori e politici, agli industriali, partendo dalla battaglia per la certificazione Igp (Indicazione geografica protetta) dei pizzoccheri, ma passando anche per il caso del Bitto storico e della bresaola Rigamonti. «Gli stessi personaggi spregiudicati che, nel caso del Bitto storico, hanno messo sotto i piedi la storia in nome dei numeri e della "massa critica di mercato", ora, quando gli fa comodo, si appellano alla cultura e a documentazioni storiche secolari - è l'attacco del lungo articolo, di cui riportiamo solo le parti a nostro giudizio più importanti -. La farsa andata in scena il 19 gennaio a Sondrio serve a rivendicare l'esclusiva provinciale per un pizzocchero industriale Igp che di "valtellinese" ha quasi nulla. Mentre paradossalmente i rivali bergamaschi possono vantare di produrre pizzoccheri più "valtellinesi". È stato Emilio Rigamonti ad aprire la strada sin dagli anni '70 con la bresaola di carne congelata di zebù brasiliano con il risultato che alla fine i brasiliani si sono comprati le aziende leader (compresa la sua). Gli altri comparti dell'agroalimentare hanno seguito l'esempio».
«Il maggior produttore di "Pizzoccheri valtellinesi" - prosegue poi Corti - e presidente del Comitato che ne rivendica la Igp per la provincia di Sondrio (Fabio Moro, ndr.) non ha sede e stabilimento in Valtellina ma in un'altra valle (la Valchiavenna per l'appunto) dove non esiste alcuna tradizione storica di utilizzo del grano saraceno e tanto meno dei "Pizzoccheri valtellinesi". Poi non si può sottacere come la farina che utilizza viene molita in Brianza (non tanto distante dal pastificio Annoni) ed è ottenuta da grano saraceno cinese. Annoni, invece, utilizza farina molita a Teglio (patria indiscussa dei "Pizzoccheri valtellinese" - tanto è vero che è sede della Accademia) presso il Molino Tudori, con grande tradizione nella lavorazione del "saraceno" che, attento alla qualità, fa venire dalla Germania (ed è quindi di origine comunitaria quantomeno)».
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